26 Giugno 2025

Processo Luana, Cusimano si difende: “Non sono stato io a manomettere l’orditoio”

Il manutentore è a processo per omicidio colposo e rimozione di cautele antinfortunistiche. L'accusa punta sui messaggi scambiati con l'imprenditore Daniele Faggi

“Faccio questo lavoro da tantissimi anni e mio figlio fa lo stesso lavoro di Luana. Come potrei mettere a rischio la vita di una persona che potrebbe essere mio figlio? Che lei mi creda o no, io non l’ho fatta quella manomissione”. Così Mario Cusimano, a processo per la morte di Luana D’Orazio, si è riferito direttamente ad Emma Marrazzo, la madre della 22enne deceduta ad Oste il 3 maggio del 2021, al termine dell’udienza nella quale è stato sentita sentita la sua versione dei fatti. Cusimano, meccanico industriale, tecnico manutentore esterno dell’OrdituraA di Oste, è imputato per omicidio colposo e rimozione delle cautele antinfortunistiche. Secondo la Procura è stato lui a realizzare le manomissioni all’orditoio in cui la giovane apprendista operaia è rimasta schiacciata. Un intervento che sarebbe stato eseguito per conto degli imprenditori Daniele Faggi e Luana Coppini, interessati a velocizzare le lavorazioni, i quali hanno già patteggiato pene di 1 anno e sei mesi e 2 anni. Ad entrambi gli orditoi a campione del reparto di Luana era stata compleamente disabilitata la funzione di sicurezza della saracinesca che avrebbe dovuto impedire all’operatore di avvicinarsi al macchinario in azione ad alta velocità.
La circostanza era nota a Cusimano. Con lui, tempo prima dell’incidente mortale, un’altra operaia dell’OrdituraA si era lamentata. “Si, mi disse che gli orditoi avevano problemi alle gabbie e io lo riferii a Daniele Faggi. Lui mi ha detto che questa dipendente era l’unica che si lamentava, mentre gli altri operai volevano che le sicurezze stessero aperte per fare prima il lavoro. Mi ha detto: ‘Lascia tutto com’è e non toccare niente’. Del resto, non è che le macchine sono mie e posso fare di testa mia. Ma manomissioni per disattivare le sicurezze non ne ho mai fatte in 40 anni di lavoro. Mi hanno tirato dentro, ma non c’entro”.

Altro elemento d’accusa su cui ha puntato il pubblico ministero Vincenzo Nitti e su cui anche il giudice Santarelli ha chiesto spiegazioni sono i messaggi scambiati fra il titolare di fatto dell’azienda Daniele Faggi e Cusimano. Il giorno della tragedia Faggi convoca subito il manutentore esterno, unico in Toscana esperto nelle riparazioni dei macchinari di orditura Karl Mayer, azienda tedesca per la quale ha lavorato anche in Germania per anni fino al 2004, prima di mettersi in proprio.
“Quel giorno Faggi mi ha detto: ‘Devi venire subito, perché è successo un guaio’. Pensavo ad un guaio alla macchina”. Il giorno dopo la morte di Luana, Faggi manda messaggi a Cusimano: “Non posso parlare ora. Occorre ripristinare tutte le sicurezze alle macchine. Se ti manca qualcosa dobbiamo procurarcelo”.
Cusimano chiede se si possono toccare i macchinari. “Ora no, dopo il dissequestro” risponde Faggi.

Il tenore dei messaggi, insieme a quello ricevuto da un’altra azienda tessile (“Mettiamo tutto a norma, sennò si chiude. Questi hanno voglia di farci chiudere tutti”) fa ritenere agli inquirenti che l’imputato fosse la persona incaricata dalla ditta di eseguire le manomissioni nei circuiti elettrici necessari ad attivare e disattivare le saracinesche. Una tesi respinta dall’avvocato difensore Melissa Stefanacci, che ha sottolineato come altre persone più qualificate, come elettricisti o altre persone di fiducia dell’azienda, possano aver messo le mani sui circuiti elettrici. La difesa ha poi rimarcato la presenza agli atti del manuale di montaggio dell’orditoio gemello a quello in cui è avvenuto l’incidente. Manuale sul quale è riportato a penna uno schema per collegare i cavi e la firma di un altro tecnico.
Diverse componenti elettriche sono però state ritrovate sul banco di un laboratorio in uso a Cusimano, il quale ha detto che servivano anche per lavorazioni meccaniche, che alcuni erano pezzi rotti da cui estrarre ricambi, ed altri gli erano stati affidati da amici.
Un intervento alle schede elettriche eseguito da Cusimano per i macchinari dell’OrdituraA risulta da una sua fattura del gennaio 2020 con l’indicazione “Problema con numero di giri, ponticellata la scheda”.
“Ci sono nato con questo macchinario, i cavi li devo collegare anche per montare le macchine, ma non è un lavoro elettrico quello. Mi hanno spiegato dalla Germania come fare i ponticelli e li ho fatti per eliminare un errore nel sistema di controllo nel numero di giri. Mi hanno spiegato tanti anni fa che mettendo questo ponticello si eliminava l’errore e non si influiva minimamente sulla sicurezza” ha detto Cusimano.
Nelle prossime udienze saranno sentiti alcuni testimoni della difesa.