Prima tappa toscana oggi della delegazione della commissione parlamentare sulle Ecomafie. La missione di deputati e senatori si è concentrata in provincia di Prato per quanto riguarda il problema degli scarti tessili: prima a Carmignano in un casolare in prossimità della Statale 66 a Seano dove si trova una discarica abusiva e in un’area di via del Granaio oggetto di numerosi abbandoni di sacchi neri con rifiuti tessili; poi a Montemurlo in un capannone attualmente sotto sequestro. La giornata si è infine conclusa con una serie di audizioni in Prefettura a Firenze.
“Prato è una provincia molto viva dal punto di vista imprenditoriale nell’ambito dei tessuti, molto probabilmente non si chiude, a livello circolare, lo smaltimento dei rifiuti – il commento del presidente della commissione Jacopo Morrone (Lega) -. Chi amministra il territorio, sia a livello locale che a livello regionale, dovrà comprendere cosa fare di questi scarti. La soluzione non è sicuramente quella di esportarli o di far prendere altre strade, men che meno lo spargimento nelle campagne, che è un danno ambientale notevole. Quindi bisognerà trovare delle soluzioni” a livello regionale e amministrativo, “non si può pensare di fermare l’attività imprenditoriale”. Per tanti di questi scarti, ha aggiunto Morrone, l’unico recupero possibile “è il valore energetico, quindi un recupero dovuto alla termovalorizzazione. Lo vogliamo sfruttare? Certo – ha concluso – la soluzione non è trovarli nei campi oppure nelle case abbandonate o lungo i torrenti”.
LA COMMISSIONE A CARMIGNANO – Un sistema di controlli di livello superiore; disposizione legislative che consentano di classificare gli scarti del “fast fashion” per il loro riutilizzo; forme di più stretta collaborazione tra istituzioni locali e organi statali; un “patto” con le rappresentanze, anche diplomatiche, dell’imprenditoria del “pronto moda”: sono le richieste e le sollecitazioni che il sindaco Edoardo Prestanti, e il suo vice nonchè assessore all’Ambiente Federico Migaldi (presente anche il responsabile del settore Ambiente ing. Stefano Venturi), hanno rivolto ai componenti della Commissione parlamentare d’inchiesta “sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari”, accompagnati, presidente on. Jacopo Morrone in testa, in due luoghi “simbolo” della presenza di rifiuti tessili abbandonati e di “sacchi neri”: un casolare, a Seano, in prossimità della Statale, un’area in via del Granaio.
Prestanti e Migaldi sono partiti da una premessa: «Gli scarti tessili sono risorse da trasformare. Per questo c’è bisogno di interventi normativi per rifiuti, come nel caso, provenienti da produzioni non di alta qualità, difficilmente ricollocabili nel ciclo tessile, ma che possono trovare altri impieghi, in altri cicli produttivi. Dobbiamo sempre più tendete verso l’economia circolare».
Da qui la pressante richiesta dei due amministratori: «Per creare le condizioni di un ciclo virtuoso da questi rifiuti, insieme ad interventi normativi, c’è bisogno di un sistema efficace e diffuso di verifiche e di controlli. Un ufficio speciale, perché i Comuni, soprattutto come il nostro, non hanno né mezzi né personale per intervenire, in aree perlopiù private, dove dovrebbero essere i proprietari a rimuovere i rifiuti». Un grido di dolore riconosciuto dallo stesso presidente della Commissione, di fronte ad un distretto, da cifre fornite dal tenente colonnello Paolo Caramelli, del nucleo investigativo forestale di Prato, che produce circa 50 mila tonnellate di scarti tessili, delle quali mille, e forse più, sfuggono al sistema di raccolta, abbandonati o racchiusi in circa 20 mila sacchi neri.
«Siamo ben contenti – ha dichiarato il sindaco Prestanti, e con lui l’assessore Migaldi – che i parlamentari siano venuti a constatare direttamente la situazione. Li ringrazio. La nostra disponibilità a collaborare con la Commissione è piena. Per quello che ci riguarda, stiamo mettendo a punto un’ordinanza per vietare l’accantonamento dei rifiuti al di fuori degli stabilimenti industriali, non sulla sede stradale. Uno strumento in più per costruire con la società di gestone di raccolta e smaltimento una metodologia di verifica più puntuale. Ma rimane il fatto che quello che si vede, rifiuti abbandonati e sacchi neri, sono il risultato di illegalità nei processi produttivi che vanno stroncate. A partire da strumenti straordinari, che sono propri dello Stato. Solo da questa collaborazione fra diversi livelli si può venire a capo del fenomeno, sapendo però che i Comuni, anche i più attrezzati, più di tanto non possono fare».
LE DICHIARAZIONI DI FRATELLI D’ITALIA – “Quanto emerso oggi grazie alla visita della Commissione Ecomafie non è una scoperta, ma una conferma amara e purtroppo attesa: la questione rifiuti nel distretto pratese, in particolare nel Macrolotto Zero, è il simbolo di un sistema marcio, proliferato per anni nel silenzio delle istituzioni locali. Come Fratelli d’Italia denunciamo da tempo la presenza di un intreccio pericoloso tra rifiuti illegali, attività economiche abusive e sfruttamento dell’immigrazione clandestina. È tempo che la politica smetta di girarsi dall’altra parte”. Lo dichiarano in una nota congiunta i consiglieri provinciali di Fratelli d’Italia Giovanni Sardi e Tommaso Cocci e il coordinatore provinciale Matteo Mazzanti, in riferimento all’ispezione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sulle ecomafie.
“Negli ultimi mesi si sono ripetute emergenze ambientali gravissime: discariche abusive scoppiate nei boschi attorno a Montachello, contenenti sacchi neri di tessile e rifiuti indifferenziati; recentemente, un incendio doloso aveva investito una discarica abusiva in via Tagliamento–via Lamarmora, coinvolgendo materiali contenenti amianto e costringendo il sindaco Simone Calamai a ordinare misure urgenti per la sicurezza pubblica. A questo si somma la maxi-inchiesta su traffico illecito tra Prato e Montemurlo, con dieci indagati e una base logistica proprio tra i due comuni.”
“Siamo di fronte a una rete criminosamente organizzata – replicano Sardi, Cocci e Mazzanti – che sfrutta impunità e scarsa vigilanza, intaccando la sicurezza sanitaria e ambientale, ma anche il patrimonio storico e culturale che rende unica la nostra provincia. La mole di scarti tessili accumulati in alcune aree non è solo un problema ambientale e di decoro urbano, ma la spia evidente di una filiera produttiva parallela, senza regole, cresciuta sotto gli occhi – o peggio, con l’acquiescenza – di chi governa da decenni la Regione Toscana, il Comune di Prato e la Provincia. Ci chiediamo: possibile che nessuno si sia accorto del legame tra tonnellate di rifiuti e l’impennata di realtà irregolari e manodopera sfruttata? È una domanda che merita risposte, non retorica”.