Sindaca indagata, l’opposizione lascia l’aula del consiglio comunale per protesta
"Ho la certezza di aver operato con correttezza personale, istituzionale e giuridica" ha detto la sindaca.
L’opposizione che lascia l’aula in segno di protesta in apertura di seduta perché non sono state ammesse 11 delle 12 domande di attualità presentate, la sindaca che ribadisce la correttezza del proprio operato, la capogruppo del PD che le rinnova la fiducia, una parte del pubblico che sventola striscioni con la scritta “dimissioni”. In questi passaggi essenziali si può racchiudere la brevissima seduta del consiglio comunale, nella quale si è discusso – poco per la verità – della vicenda che vede indagata per corruzione la sindaca Bugetti. L’opposizione aveva presentato 12 domande di attualità, ma la segreteria generale ne ha dichiarate ammissibili solo 1, quella del consigliere Soldi, sulla sussistenza delle condizioni per l’esercizio del mandato amministrativo della sindaca, dichiarando inammissibili le altre perché facevano riferimento a questioni giudiziarie, coperte da segreto istruttorio.
Quando il presidente del consiglio comunale Tinagli ha dato inizio alla seduta per protesta tutta l’opposizione, appreso che solo una questione di attualità era stata ammessa (“Non siamo figuranti” ha detto Gianni Cenni), ha lasciato l’aula. Ha abbandonato l’aula anche la parte di pubblico che, quando ha preso la parola la sindaca, ha esposto cartelli con la scritta “dimissioni”. Poi la protesta si è spostata all’esterno del palazzo.
La sindaca ha così risposto all’unica delle due question ammesse, a firma Faltoni, Romei e Chiani, che chiedeva a Bugetti chiarimenti sul suo ruolo in merito alla vicenda giudiziaria, alla quale la sindaca – affiancata dalla giunta al completo – ha risposto così:
Faltoni, capogruppo del Pd, dopo le parole di Bugetti ha rinnovato l’appoggio alla sindaca esprimendo piena fiducia nel suo operato. L’opposizione invece era già fuori dal palazzo comunale, dove campeggiava uno striscione in cui si chiedono le dimissioni della sindaca.
“Si tratta di un veto gravissimo: si è impedito al Consiglio di affrontare temi politici già emersi sui media, non certo di discutere questioni giudiziarie. Una censura in aula che offende il diritto-dovere dei consiglieri di chiedere trasparenza e che segnala una volontà precisa di tacere e tenere lontana l’opinione pubblica dalla verità – hanno detto i gruppi di opposizione – L’atteggiamento del Partito Democratico, che ha blindato la sindaca rifiutando ogni forma di confronto pubblico, non è un semplice ostacolo politico: è l’irrefrenabile manifestazione di un’arroganza preoccupante. Piuttosto che lasciare emergere dubbi e domande – specialmente dopo notizie come l’avviso di garanzia e le perquisizioni del 13 giugno – il PD ha scelto di chiudere gli occhi, calpestando i propri doveri istituzionali.
Il silenzio imposto è la conferma che non si vuole permettere alla città di sapere. È un’offesa alle istituzioni democratiche e un segnale di debolezza politica. Chi esercita oggi il potere a Prato si mostra incapace di reggere il confronto e preferisce nascondersi.
Noi, al contrario, non arretreremo di un passo. Continueremo a chiedere chiarezza, verità e rispetto verso i cittadini. La politica è servizio, non schermatura. E noi non ci tireremo indietro”. L’opposizione sta pensando di presentare in uno dei prossimi consigli una mozione di sfiducia, probabilmente anche per verificare la tenuta di tutti i componenti della maggioranza. Di seguito la dichiarazione del capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Cocci.
“Oggi abbiamo assistito al flop clamoroso della destra pratese. Dopo giorni di annunci e chiamate sui social per un ‘ingresso libero’ in Consiglio comunale, si sono presentati quattro gatti – ha detto il segretario del Pd pratese Marco Biagioni – Di fronte al fallimento dell’iniziativa, Fratelli d’Italia e alleati hanno preferito la fuga dall’aula con striscioni e schiamazzi. Un tentativo maldestro di mettere in scena una sorta di ‘tribunale speciale’ che si è risolto in un buco nell’acqua. Prato merita di meglio di questi teatrini. Chi si erge a difensore della legalità dovrebbe almeno rispettare le istituzioni e la separazione dei poteri, ma evidentemente per questa destra il dettato costituzionale rimane un concetto da assimilare. Alle forze politiche che sostengono il governo Meloni, e che a Prato sono minoranza, dico una cosa semplice: lavorate per la città anziché mascherare con polemiche continue la mancanza di ristori, risorse per il distretto e fondi per far funzionare scuole e sanità”.