8 Luglio 2025

Inferno Dogaia, la Procura indaga anche sulle rivolte e le violenze sessuali

L'obiettivo, ha scritto il Procuratore, è "recuperare e ripristinare la legalità e sottrarre ai detenuti il controllo del carcere"

Emergono nuovi particolari inquietanti dall’inchiesta sul carcere che sta conducendo la Procura con l’obiettivo di “recuperare e ripristinare la legalità nella struttura penitenziaria e sottrarre ai detenuti il controllo del carcere”, come ha scritto il procuratore Tescaroli nell’ultima nota diffusa. L’indagine sta portando alla luce una situazione completamente fuori controllo, con cellulari e droga che entrano senza problemi ad uso dei detenuti, continue rivolte, abusi, violenze e casi di collusione di alcuni esponenti della polizia penitenziaria.
Rispetto a quanto già emerso nei giorni scorsi, col rinvenimento di 41 cellulari, tre sim e un router, la Procura sabato ha sequestrato un altro cellulare e ha accertato l’utilizzo di telefoni anche nei giorni seguenti alla prima operazione condotta nella Dogaia lo scorso 28 giugno, apparecchi che i detenuti sono evidentemente riusciti a nascondere durante la perquisizione. Un detenuto ristretto nel reparto di alta sicurezza ha addirittura postato su Tik Tok foto della sua cella.  E’ così scattata un’altra perquisizione per rintracciare i telefoni. Dopo una perquisizione di sette ore è stato effettivamente trovato un altro telefono e vari caricabatterie e cuffie. La Procura sta indagando anche sulle due rivolte avvenute il 4 giugno e il 5 luglio. La prima è stata commessa da 5 detenuti del reparto di media sicurezza, con violenza, minaccia e lesioni a sei agenti della penitenziaria. Brandendo vari oggetti ad uso di armi i detenuti si sono rifiutati di rientrare in cella per la notte, usando frasi come “Vogliamo fare la guerra. Si muore solo una volta, o noi o voi”.
La più recente ha coinvolto 10 detenuti del reparto di media sicurezza, che hanno occupato la sezione. La rivolta è stata sedata solo dall’intervento degli agenti anti sommossa. La Procura indaga per rivolta, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni, danneggiamento ed è al vaglio anche il comportamento di alcuni appartenenti alla polizia penitenziaria.
Come se non bastasse sono stati accertati anche vari casi di violenza sessuale ai danni di detenuti commessi da altri carcerati. In particolare la Procura indaga un brasiliano che nel 2023 avrebbe minacciato di morte e violentato un pakistano. Il secondo episodio risale al 2020, quando due detenuti per tre giorni avrebbero torturato, offeso, minacciato e violentato il loro compagno di cella, provocandogli sia lesioni fisiche che un trauma psichico.
I due sono stati rinviati a giudizio.