8 Settembre 2025

8 settembre, l’ostensione e le parole del Vescovo: «la nostra crisi è spirituale, pretendiamo di costruire senza Dio»

Tanti pratesi in piazza per vedere la Sacra Cintola di Maria, esposta alla venerazione da monsignor Giovanni Nerbini. Al rito ha partecipato il commissario Claudio Sammartino

La solenne ostensione della Sacra Cintola di Maria ha chiuso la festa dell’8 settembre. Affacciato dal pulpito della cattedrale di Prato, il vescovo Giovanni Nerbini ha mostrato la reliquia mariana ai tantissimi pratesi presenti in piazza.

Nell’occasione monsignor Nerbini ha voluto lanciare un messaggio alla città, perché «sollecitato dalle singolari circostanza di questo tempo». Nel suo intervento ha invitato a guardare al futuro con speranza, ma ha voluto anche sottolineare come «l’origine profonda, ultima delle tante fatiche e crisi è spirituale». «Chi di noi non si è fatto cogliere dallo scoramento constatando le tante conclamate situazioni di difficoltà e di crisi?», ha domandato alla piazza.
«Pretendiamo di costruire senza Dio – ha poi detto mons. Nerbini, citando il salmo 127 – a volte inconsapevolmente, altre esplicitamente nel rifiuto della sua volontà. Ciò si verifica anche quando non si coltivano più ideali ma interessi e nel nostro agire siamo mossi dal tornaconto personale, dall’egoismo che calpesta l’altro e non tiene in nessuna considerazione il bene della comunità degli uomini».
Poi il riferimento alla figura di Maria, alla quale è dedicata la festa di oggi, «per tutta la vita altro non ha fatto che seguire la volontà del Signore anche quando ciò poteva apparire fuori dell’umana ragionevolezza, come sotto la croce, consapevole che chi fa tutto, chi realmente costruisce è Dio».

 

Le parole del vescovo Giovanni Nerbini

 

Il secolare rito è avvenuto sotto lo sguardo del commissario Claudio Sammartino e di quattro testimoni: la presidente dell’Opera Santa Rita Renza Sanesi, i dirigenti scolastici Giuliana Pirone e Mario Battiato, la presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Diana Toccafondi. Presenti all’ostensione anche il sottosegretario agli esteri Giorgio Silli e il prefetto di Prato Michela La Iacona.

Questa mattina in cattedrale è stato celebrato il solenne pontificale della festa, presieduto da mons. Giovanni Roncari, vescovo emerito di Grosseto e Pitigliano.

 

Ecco il testo integrale del discorso del vescovo Nerbini al termine dell’ostensione

Nel Vangelo di Luca troviamo un brano paradigmatico di questo nostro tempo, della nostra vita privata e pubblica, dei sistemi sociali, economici e politici nazionali ed internazionali. Sul lago di Tiberiade Gesù incontra Pietro e dopo aver utilizzato la sua barca per parlare alle folle, lo invita a gettare le reti per la pesca. E Pietro PERPLESSO confessa l’amara verità: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla!…” Chi di noi non si è fatto cogliere dallo scoramento constatando le tante conclamate situazioni di difficoltà e di crisi? Chi non si è chiesto il perché di tante fatiche e regressioni che quotidianamente registriamo in tanti ambiti del vivere? Abbiamo faticato tanto con risultati incerti a volte decisamente fallimentari. Il salmo 127 avanza una risposta chiara:

“Se il Signore non costruisce la casa,
invano si affaticano i costruttori.
Se il Signore non vigila sulla città,
invano veglia la sentinella.
Invano vi alzate di buon mattino
e tardi andate a riposare,
voi che mangiate un pane di fatica; il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno”.

L’origine profonda, ultima delle tante fatiche e crisi è spirituale.

Pretendiamo di costruire senza Dio, a volte inconsapevolmente, altre esplicitamente nel rifiuto della sua volontà. Ciò si verifica anche quando NON SI COLTIVANO PIU’ IDEALI MA INTERESSI e nel nostro agire siamo mossi dal tornaconto personale, dall’egoismo che calpesta l’altro e non tiene in nessuna considerazione il bene della comunità degli uomini. Proprio come nella storia di Israele antico abbiamo raccolto e accumulato disastri. Ma il testo del Vangelo continua con una svolta decisamente positiva: “Ma, sulla tua Parola – aggiunge Pietro – getterò le reti”. La chiave per rivolgere in bene quanto era segnato dal fallimento è racchiusa in questa semplice dichiarazione di intenti.

Stiamo celebrando la festa della natività di Maria che, ci raccontano i Vangeli, per tutta la vita altro non ha fatto che seguire la volontà del Signore anche quando ciò poteva apparire fuori dell’umana ragionevolezza, come sotto la croce, consapevole che chi fa tutto, chi realmente costruisce è Dio. Nel magnificat ella loda Dio perché riconosce in una lettura profonda della storia, che egli opera, compie prodigi, abbassa i superbi, innalza gli umili, ricolma gli affamati di beni. Lei di fronte ad una richiesta impossibile dell’Angelo saprà dire semplicemente: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua Parola».

Maria ha vissuto ascoltando, meditando, vivendo della Parola del Signore, sottomettendo alla sua la propria volontà, anche quando, nella Passione del Figlio, questa docilità deve esserle costata tantissimo. Carissimi fratelli e sorelle. Ripartiamo dalla lode di Maria a Dio al posto delle nostre sterili lamentazioni con il proposito, ogni giorno di vivere la stessa consegna che Maria visse fin dai suoi primi anni. Compiamo la volontà del Signore e vedremo che quell’ “invano” tre volte ripetuto nel salmo, anche per noi diventerà la gioiosa esperienza CANTATA DA Maria: “Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente!”.

 

 

+ Giovanni Nerbini
Vescovo di Prato

 

 

 

Il rito dell’ostensione del Sacro Cingolo