12 Settembre 2025

Trasporto disabili, dodici famiglie si rivolgono all’avvocato perché escluse dal servizio

Nel mese di marzo la Società della Salute ha negato il trasporto ai nuclei con Isee superiore a 43mila euro. Alcune famiglie parlano di diritti negati e si dicono disposte a compartecipare alla spesa. Appello al sub commissario Lo Castro, nuovo presidente della Sds

Si sono rivolte a un avvocato e si appellano al sub commissario Lo Castro neo presidente della Società della Salute per chiedere il ripristino del servizio di trasporto sociale per i figli con disabilità. Sono le famiglie alle quali la Sds ha negato la possibilità di continuare ad accedere all’accompagnamento assistito dei disabili adulti nei centri diurni. La motivazione, comunicata via lettera il marzo scorso, è puramente economica: nel 2025 è stata introdotta una soglia massima di 43mila euro, oltre la quale si viene esclusi dal servizio. La Società della Salute non chiede di compartecipare alla spesa, ma ha scelto di non erogare più questa prestazione che invece è gratuita per tutte le famiglie che hanno un Isee ordinario più basso della cifra indicata.

A essere tagliate fuori dal servizio sono un centinaio di famiglie del territorio provinciale di Prato, impegnate dal 30 aprile a provvedere in autonomia agli spostamenti dei figli disabili nelle varie strutture. Non è il trasporto scolastico, che continua a essere garantito, stiamo parlando del viaggio di andata e ritorno da casa compiuto da uomini e donne con disabilità per andare nei centri diurni dove svolgono varie attività.
Alcune di queste famiglie hanno protestato con la Società della Salute, con il Comune di Prato e con i propri Comuni di residenza. Inizialmente il presidente Sandro Malucchi si era detto disponibile al dialogo, poi il commissariamento del Comune e la conseguente caduta dalla giunta comunale, con l’azzeramento del vertice della Sds, ha interrotto questa interlocuzione.

Dodici nuclei familiari hanno deciso di rivolgersi all’avvocato Stefano Nanni per far valere le loro ragioni, «il nostro è un diritto che non può essere tolto», dice Claudia Iozzelli, una delle mamme, «questa scelta crea un precedente molto preoccupante, quale altro servizio ci verrà negato in futuro?». «Noi non chiediamo di non pagare, possiamo certamente compartecipare alle spese per il trasporto – afferma Silvia Orlandini, anche lei genitore di un figlio al quale è stato negato il trasporto – ma chiediamo che ci venga riconosciuto quello che noi consideriamo un diritto, il trasporto inoltre non è un semplice spostamento, rientra nel percorso di inclusione dei nostri figli nella società. Non possiamo vedercelo negato».

In Toscana il trasporto socio sanitario è regolamentato in modo diverso, in alcuni Comuni è completamente gratuito, in altri c’è una quota fissa identica per tutti coloro che ne usufruiscono, in altri ancora c’è una compartecipazione alle spese in base al reddito. «Solo a Prato si è scelto di escludere una fascia di persone e di farlo esclusivamente per motivi economici. Non è giusto», aggiunge ancora Iozzelli.

L’avvocato Stefano Nanni, chiamato a tutelare queste famiglie, ricorda come l’articolo 32 della Costituzione definisca il diritto alla salute individuale, ma anche un interesse della collettività. «Se c’è un diritto, vuol dire che qualcuno ha un obbligo», afferma Nanni, «la nostra richiesta è che questo diritto venga assicurato».
Come detto, la prima mossa è quella di chiedere un incontro al sub commissario Davide Lo Castro, nominato dal Commissario Claudio Sammartino come nuovo presidente della Società della Salute, incarico lasciato vacante dopo la decadenza della giunta comunale. La richiesta per un appuntamento è già stata inviata nel mese di agosto ma nessuno si è fatto vivo, adesso le famiglie rivolgono un appello tramite la stampa e si dicono intenzionate a seguire le vie legali se non otterranno risposte. È stato inoltre annunciato che la vicenda è stata messa a conoscenza del garante nazionale per i diritti delle persone disabili.