2 Ottobre 2025

Omicidio Cini, condannato il cognato a 24 anni di reclusione

La Procura aveva chiesto l'ergastolo. Escluse le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi. La difesa preannuncia appello

Daniele Maiorino è stato condannato a 24 anni di reclusione per l’omicidio del cognato e vicino di casa, Alessio Cini, operaio tessile pratese di 56 anni, ucciso l’8 gennaio 2024 alla Ferruccia di Agliana. La corte d’Assise di Firenze, dopo sei ore di camera di consiglio, ha emesso la sentenza nel pomeriggio. Il pm Leonardo De Gaudio aveva chiesto l’ergastolo. La corte ha escluso le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi, che erano state contestate dalla Procura per via delle modalità dell’omicidio e che avevano portato ad escludere la possibilità di riti abbreviati.
L’omicidio fu all’alba nel piazzale della villetta trifamiliare dove i due vivevano. Cini fu trovato nel terreno semi-carbonizzato, con una profonda ferita lacero contusa al cranio, riconducibile a una violenta aggressione, ed era stato dato alle fiamme quando era ancora in vita agonizzante.
Le indagini dei carabinieri si concentrarono su Maiorino, cognato della vittima e residente al piano terra della villetta. L’uomo, in carcere dal 18 gennaio 2024, si è sempre detto innocente. Per l’accusa, a incastrare Maiorino sono state alcune intercettazioni in auto in cui, durante soliloqui, ripercorreva i momenti dell’aggressione. La difesa aveva invece sostenuto che si trattasse di un flusso di coscienza basato su quanto letto sui giornali.
L’avvocato difensore, Katia Dottore Giachino, ha preannunciato appello. “Vado in appello e punto all’assoluzione del mio assistito – afferma la legale – Questa non è una vittoria, perché o la sentenza mi dice che è colpevole anche di aver dato fuoco a Cini, che è un dato oggettivo della vicenda, e quindi la corte riconosce l’aggravante della crudeltà, oppure la corte assolve Maiorino da ogni accusa. Invece così, escludendo le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi, i giudici fanno trasparire dei dubbi sulla colpevolezza del mio assistito. E’ illogica come sentenza. Aspettiamo le motivazioni e presenteremo ricorso per avere un processo in appello”.
Durante il dibattimento, la difesa di Maiorino aveva prodotto documentazione medica attestante la menomazione ad un braccio che avrebbe reso proibitiva l’azione delittuosa nei confronti di Cini. La difesa aveva inoltre sottolineato i buchi nelle telecamere di videosorveglianza nei momenti in cui è avvenuto il delitto.
Sul movente dell’omicidio, secondo l’accusa, ci sarebbero interessi patrimoniali, in particolare per una eredità. La sentenza ha anche stabilito, con provvisionale, risarcimenti da determinare poi in sede civile a favore dei due fratelli della vittima (provvisionale 80.000 euro), dell’unica figlia (300.000 euro) e della moglie (50.000 euro).
Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 90 giorni.