Nonostante l'aggressione subita ieri, anche oggi il sindacato ha promosso un sit-in. "Siamo di fronte alle peggiori pulsioni fasciste, violente e paramafiose. Ma parlare di “cinesi” nasconde il cuore dello scontro che sta avvenendo al Macrolotto che è il lavoro: sfruttato o dignitoso".
Prosegue il presidio dei Sudd Cobas davanti all’Euroingro al Macrolotto Uno, teatro ieri di scontri nel corso dei quali alcuni cittadini cinesi si sono scagliati contro i manifestanti e la polizia, con due agenti che sono rimasti feriti. Il sindacato va avanti con la sua battaglia per i diritti dei lavoratori di quattro aziende presenti all’interno dello stabilimento all’ingresso di pronto moda e rivendica il raggiungimento di un primo risultato: due ditte hanno accettato la piattaforma del sindacato che prevede l’applicazione del contratto nazionale di lavoro e dunque turni i 8 ore 5 giorni alla settimana.
Intanto dopo i fatti di ieri, che hanno portato al fermo di tre cittadini cinesi, su We chat – il social molto utilizzato dalla comunità cinese – è circolato un messaggio che invitava all’azione per contrastare quelli che vengono definiti “blocchi illegali che causano perdite economiche”. Il riferimento è ovviamente ai picchetti dei Sudd Cobas, che da tempo stanno conducendo una battaglia sindacale per il contrasto dello sfruttamento. Da qui l’invito all’azione a quella parte di imprenditoria cinese che si sente colpita ad inviare al consolato denunce per i blocchi illegali che causerebbero perdite economiche impedendo lo svolgimento lavoro.
“Siamo di fronte a messaggi deliranti in cui sfruttatori si rappresentano come vittime perchè non viene tutelato il loro presunto diritto a sfruttare” afferma il Sudd Cobas in una nota firmata da Sarah Caudiero e Luca Toscano. Siamo di fronte ad una spinta reazionaria, in una fase nuova che ha visto non solo crescere il movimento dei lavoratori ma anche – solo negli ultimi mesi – almeno un centinaio di aziende del pronto moda raggiungere accordi 8×5 con il sindacato.
Per il Sudd Cobas “questa alleanza è un tentativo disperato di frenare il profondo cambiamento che sta avvenendo nel distretto grazie al nuovo protagonismo dei più sfruttati. E’ un tentativo destinato a fallire, ma che può produrre anche molti danni e violenze”.
Per il sindacato, però, “l’appartenenza etnica non c’entra nulla con quello che è accaduto ieri alla Euroingro. Parlare di “cinesi” non aiuta a capire quello che continua a succedere da tempo a Prato” afferma ancora il Sudd Cobas. “Il fatto che gli operai più sfruttati di questo distretto stiano rivendicando e conquistando i propri diritti, da adito alle peggiori pulsioni fasciste, violente e paramafiose da parte di un settore di imprenditoria. Dobbiamo ricordarci che il fascismo nel nostro paese è nato così. Comunque li si voglia chiamare padroni, imprenditori, sfruttatori o datori di lavoro, chi ha attaccato ieri il picchetto non l’ho fatto a causa della sua nazionalità, ma per difendere il suo “diritto” a sfruttare – aggiungono Caudiero e Toscano -. Parlare di “comunità cinese” o semplicemente di “cinesi” nasconde il cuore dello scontro che sta avvenendo al Macrolotto che è il lavoro: sfruttato o dignitoso”.
Nella giornata di oggi, intanto, si sono tenute le audizioni della X Commissione in merito al disegno di legge annuale sulle PMI che prevede uno scudo penale per i Capi filiera e per i Brand del mondo della Moda. “Il nostro giudizio non può che essere gravemente negativo” afferma il Sudd Cobas, secondo il quale “c’è bisogno di una rivoluzione delle filiere. Le aziende capofila siano obbligate dalla legge a stipulare veri e propri contratti di appalto, senza più nascondersi dietro i “meri rapporti commerciali”. I lavoratori delle filiere siano tutelati da una clasuola sociale che garantisca a loro la continuità di lavoro e diritti. Senza interrompere il permanente e “libero” movimento delle commesse alla ricerca del massimo risparmio, non si interromperà il circolo dello sfruttamento. Questo disegno di legge va cancellato. Ed un nuovo testo andrebbe scritto a partire delle esigenze di chi lavora nelle filiere”.