9 Maggio 2015

BpVi pronta a chiudere 150 filiali, 200 esuberi previsti: il piano presentato ai sindacati


Centocinquanta filiali da chiudere e 200 esuberi in vista per la Banca popolare di Vicenza. La notizia è riportata questa mattina sul Giornale di Vicenza: ieri c’è stato l’incontro tra Massimiliano Pellegrini, responsabile della divisione bilancio e pianificazione, e i sindacati. Non è chiaro ancora se e quante ripercussioni si avranno su Prato e la Toscana: nuovi sviluppi e chiarimenti si avranno nei prossimi giorni, alla luce della documentazione che è stata richiesta e che sarà fornita a partire da lunedì. E chiaramente la preoccupazione è alta.

Secondo quanto si legge sul quotidiano veneto, “l’organo di coordinamento del gruppo BpVi formato da Dircredito, Fabi, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil ha reso noto nel tardo pomeriggio di aver incontrato i vertici del gruppo BpVi per l’illustrazione del piano industriale 2015-2019 improntato all’autonomia. Nella presentazione del piano – si legge nella nota – è stata evidenziata la necessità di ridurre i costi anche tramite la chiusura di 150 filiali con conseguenti esuberi quantificati in circa 200 risorse. Le organizzazioni sindacali – prosegue la nota – si riservano di valutare più compiutamente questo progetto di riorganizzazione prestando particolare attenzione alle ricadute occupazionali, alla riduzione delle filiali, e alle prospettive delle partecipate, chiedendo fin da subito maggiore chiarezza sul futuro del gruppo BpVi alla luce dei dati e della documentazione richiesta. Nessun commento è stato rilasciato dalla Banca. La BpVi conta oltre 700 punti vendita (tra filiali, negozi finanziari e punti private) distribuiti in Italia e oltre 5500 dipendenti. ‘Il piano industriale – aveva detto il dg Samuele Sorato in una intervista lo scorso 27 marzo – prevede investimenti per potenziare i canali digitali attraverso la piattaforma e l’accorpamento di alcune piccole filiali. Ma il personale non si tocca’”. Fino a ieri.

Le dimissioni di Sorato e il possibile ritorno di Gronchi – E sempre ieri il direttore generale della Bpvi Samuele Sorato ha rassegnato le dimissioni. Sorato è direttore generale dal 2008 e appena tre mesi fa era stato nominato consigliere delegato. A pesare sulla sua decisione, secondo quanto riportato sempre dal Giornale di Vicenza, sarebbero state le operazioni di controllo della Bce, che negli ultimi tempi avrebbe effettuato ispezioni una dopo l’altra; e la “radiografia sulle varie operazioni di aumento di capitale e sul prezzo delle azioni disposta dalla Consob un paio di settimane fa”. Una pressione a cui si aggiunge “qualche contrasto ai vertici di BpVi sulle modalità operative da adottare per raggiungere gli obiettivi”, quei requisiti patrimoniali sempre più stringenti richiesti dalla Banca centrale europea, per cui su un “paio di operazioni particolari legate appunto agli aumenti di capitale, la Bce e la Consob avrebbero acceso i riflettori contestandone la regolarità”. Secondo il quotidiano vicentino, la scelta di Sorato “è da un lato personale, perché non è facile resistere tutto questo tempo col mitra professionale degli istituti centrali puntato dietro la schiena, e dall’altro istituzionale, perché permette alla Popolare di Vicenza di presentarsi a nuove sfide con nuovi protagonisti”.

Nuovi ma non troppo: perché “tra le prime persone contattate per traghettare la banca in questo mare in tempesta ci sarebbe niente meno che Divo Gronchi, già consigliere delegato di BpVi e banchiere molto stimato e rispettato sia dalla Banca d’Italia che dalla Bce”, dal 2011 direttore generale della Cassa di Risparmio di San Miniato e ultimo presidente della Cariprato prima dell’incorporazione. E “Zonin e gli altri consiglieri sembrano convinti a procede con la nomina di una nuova guida”. “Gronchi – sottolinea ancora il Giornale di Vicenza – potrebbe essere il traghettatore ideale verso un futuro che  ha i contorni ancora ignoti ma che a Vicenza molti vorrebbero fossero comuni a quelli di Veneto Banca”. “Il rischio – chiosa il quotidiano veneto – è che dalle ultime massacranti rivoluzioni patrimoniali, manageriali e reddituali a cui sono state sottoposte, le due banche venete escano malridotte. E che per rendere conveniente la fusione siano costrette a mettere in conto alcuni dolorosi ridimensionamenti dal punto di vista delle filiali e del personale”.

 

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