La parola d’ordine per combattere il disagio e l’esclusione sociale è attivare relazioni di prossimità. È questo il tema attorno al quale è ruotato il Convegno “Parrocchia e Solidarietà familiare”, organizzato dall’Ufficio di pastorale familiare e dalla Caritas diocesana e tenutosi questa mattina all’interno del Seminario. Il dottor Marco Giordano, presidente della Federazione “Progetto Famiglia”, ha parlato di come poter essere i prossimi del nostro vicino e di quali strategie sono utili alla costruzione di relazioni di solidarietà all’interno e all’esterno della famiglia per diventare portatori di gioia. “L’obiettivo del convegno di oggi – afferma il dottor Marco Giordano – è rilanciare l’attenzione delle parrocchie affinché la parrocchia stessa si faccia portatrice di vicinanza e che chi va alla messa – prosegue il Presidente di “Progetto Famiglia” – uscendo comprenda che vi è sempre un anziano solo o una mamma in difficoltà che abita vicino a lui e che ha bisogno del suo aiuto, non economico, ma di una vicinanza fraterna e familiare”.
“Papa Francesco – interviene Giovanni Pieraccini, Vice direttore della Caritas diocesana – nel suo magistero ha parlato di andare nelle periferie esistenziali: dobbiamo soltanto capire che le periferie esistenziali sono accanto a noi, nel nostro quartiere e nei nostri condomini”.
L’ostacolo maggiore alla costruzione di una società solidale risiede nella fatica che spesso impedisce alle famiglie di dedicarsi a vicini di casa in difficoltà. “Il tempo libero ormai non esiste più”, afferma il dottor Giordano, “ma possiamo comunque aiutare chi ha bisogno, scegliendo di dedicarci a coloro che svolgono attività il più possibile compatibili con la nostra giornata tipo”.
“Le famiglie – spiega il Presidente di Progetto Famiglia – hanno un’energia formidabile e unica: riuscire a vivere e a trasmettere la gratuità dell’amore all’altro”.
“Questo stile di vita familiare – prosegue don Helmut Szeliga, direttore dell’ufficio di pastorale familiare – oggi è esportabile all’esterno. La nostra società ne ha un bisogno estremo, così come i quartieri dove le famiglie vivono, nei quali dovrebbero essere inserite”.