Guerra alle slot machine installate nei circoli ricreativi. La battaglia, partita da tempo, prosegue sotto l’egida del Movimento Cristiano Lavoratori, che conta sul territorio 17 strutture ricreative: tutte quante, a breve giro di posta, diranno addio alle macchinette. Un obiettivo in linea con i dati allarmanti sul fenomeno della ludopatia pratese: il distretto è infatti la seconda città d’Italia per diffusione dell’offerta del gioco d’azzardo, con 238 esercizi in cui sono installate macchinette e ben 40 sale da gioco. Numeri emersi anche nel recente convegno sul tema organizzato da Comune e associazioni locali.
“Questo è un progetto che ci vede impegnati da diversi anni – spiega il presidente di Mcl Prato Massimo Conti -. Nel 2016 porteremo avanti con forza questa campagna. E’ una iniziativa che ci sta a cuore, la sentiamo come un dovere morale. Il nostro statuto ci suggerisce di aiutare il prossimo, invece in questo modo finiamo per tartassarlo e dare un cattivo esempio. Abbiamo deciso, intanto, di dare un contributo come direttivo provinciale Mcl ai circoli che decidono di togliere le macchinette facendo pagare il 50% della quota di tesseramento. E comunque – aggiunge – non daremo le licenze di somministrazione alle strutture che le vorranno mantenere”.
Stop, quindi, anche alle 30 slot rimaste nei circoli Mcl. Tra i primi a tagliar fuori il gioco d’azzardo figura il circolo di San Giusto. Poi l’iniziativa si estenderà a catena, nella speranza – critica il Movimento – che anche il Comune faccia la propria parte.
Secondo le stime, a Prato si conterebbero tra le 900 e le 3mila persone affette da ludopatia.
“Sarebbe opportuno – rimarca Conti – che l’Amministrazione intervenisse su questo fronte, magari seguendo l’esempio del Comune di Vaiano che ha deciso di concedere sgravi fiscali alle attività che si sbarazzano delle slot machine. Anche a Prato potrebbe essere replicata l’iniziativa organizzando sconti sulla Tari o altro. In Consiglio comunale si tocca spesso l’argomento ma non se ne discute mai in maniera approfondita. Attendiamo fiduciosi”.
Giulia Ghizzani