Sit-in cinese in via Pistoiese, in 200 chiedono sicurezza: “C’è troppa delinquenza”


L’ultima volta erano scesi in campo armati di paletta e stracci per riportare in via Pistoiese decoro e pulizia. Stavolta i cittadini cinesi del Macrolotto Zero hanno risposto all’appello della neonata associazione Cervo Bianco e sono tornati per manifestare pacificamente contro ogni forma di violenza, fuori e dentro la comunità orientale.

Un sit in silenzioso, nel cuore della Chinatown, che non ha mancato di suscitare la curiosità dei più scettici: in 200, o forse di più, hanno riempito piazza dell’Immaginario, dove tra bandiere, slogan pacifici e manifesti è stata ribadita l’importanza di lavorare, tutti insieme, sul fronte della sicurezza e della legalità.

“Siamo qui perché amiamo Prato, vogliamo bene a questa città. Negli ultimi anni però si è registrata una escalation di episodi criminosi: furti, scippi, rapine violente, ai danni sia degli italiani che degli stranieri e dunque anche dei cinesi – spiega Stefano Jiang, 40 anni, artigiano e portavoce dell’Associazione -. Purtroppo gli orientali mantengono un profilo troppo alto: sono soliti girare con borse griffate, contanti in tasca o oggetti di valore. Consigliamo spesso di fare attenzione ma serve un cambio di abitudini”.

E in effetti il senso di insicurezza serpeggia anche tra le giovani generazioni, vittime spesso della morsa della microcriminalità. Serve, dicono, un cambio di passo.

“Una volta si sera, all’uscita da un ristorante, un tizio si è avvicinato alla macchina e mi ha minacciato, chiedendomi di scendere dall’auto – sottolinea Saimin Zheng, 32 anni ma in Italia da quando ne aveva 15 -. Abbiamo paura ad andare in giro la notte, ci guardiamo le spalle. Non è possibile. Anche le forze dell’ordine dovrebbero intervenire, essere più presenti e capillari”.

“Abbiamo un’agenzia di viaggi in via Marini e ne vediamo di tutti i colori. Fortunatamente a noi non è accaduto nulla di grave ma scippi, furti o altro sono all’ordine del giorno – spiega Marco Huang, cresciuto a Prato (suo padre aveva un ristorante, sempre in via Marini, inaugurato nel 1995, ndr) -. Serve lavorare su un livello più alto, su leggi e normative che devono essere inasprite. I malviventi sanno perfettamente che la faranno franca quindi si sentono ‘autorizzati’ a delinquere perché sono consapevoli che se ne andranno poi liberi e impuniti”.

Il dialogo fra comunità diverse, è stato ribadito, passa anche da gesti simbolici ma carichi di significato. Ecco perché tra le prossime iniziative dell’Associazione c’è la volontà di far visita a due famiglie italiane che negli scorsi anni hanno perso due cari in incidenti stradali sulle strade pratesi, sinistri che hanno visto il coinvolgimento di cittadini cinesi. Le famiglie sono quelle di Pompeo Giordano, l’operaio pratese morto alla fine del 2014 in uno scontro con l’auto condotta da un cinese che non si fermò a prestare soccorso, e di Roberto Signore, il motociclista pistoiese che per evitare una studentessa cinese che attraversava a piedi la Declassata, perse l’equilibirio e  cadde a terra. Morì dodici giorni dopo.

“Andremo da questi parenti a chiedere scusa – termine Stefano Jiang -. Mi sembra un gesto doveroso e rispettoso. Vedremo poi di raccogliere, se possibile, alcuni fondi da donare a queste famiglie che lottano ogni giorno contro il dolore”.

Giulia Ghizzani 

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