Non capita tutti i giorni di andare a cantare in Vaticano e il coro parrocchiale della Madonna dell’Ulivo ne è consapevole. Domenica 24 gennaio sono loro, ventisei elementi misti, uomini e donne, ad animare la messa delle 17,15 nella basilica di San Pietro.
Tutto inizia un anno e mezzo fa, quando il maestro Lorenzo Sturli scrive a Roma per partecipare alla messa che Papa Francesco celebra quotidianamente in S. Marta, dove risiede. Le ferree regole vaticane però non permettono ai cori di prendere parte alla funzione, ci si può andare solo in qualità di normali fedeli. Da qui la richiesta di poter cantare a una funzione in San Pietro; due mesi e mezzo fa è arrivato l’ok da Roma. Da un’unica sera settimanale dedicata alle prove – il martedì – sono passati a tre, così da potersi preparare al meglio per il grande evento. «Abbiamo provato con cura, precisione e passione. Siamo un gruppo di persone che nella vita fanno altro di mestiere ed è proprio questa la grande sfida», afferma il maestro Sturli. I pezzi sono stati concordati con il referente vaticano che tiene i rapporti coi cori e fanno parte del classico repertorio di musica da chiesa. Cantano a quattro voci e ad accompagnarli, come ogni domenica alla «loro» messa delle 11,15, ci sono l’organo e l’oboe. L’emozione inizia a farsi palpabile tra i coristi. Giulia, 26 anni, membro del coro da due anni e mezzo, racconta che «si comincia a sentire l’agitazione, ma questo ci sprona ad andare avanti e a dare il meglio di noi. Alla sola idea di cantare in Vaticano mi tremano le gambe, è una sensazione indescrivibile ed è bellissimo poter condividere l’esperienza tutti insieme».
L’evento è speciale per tutta la parrocchia della Madonna dell’Ulivo, perché per l’occasione il parroco, don Dario Sobkowic, ha organizzato un pellegrinaggio. Mentre il coro è a Roma già da sabato 23, due pullman di parrocchiani arrivano il giorno seguente, per attraversare insieme la porta Santa e poi assistere alla messa. La celebrazione è presieduta dal cardinale Angelo Comastri e concelebrata da don Dario. «Per noi è veramente una grazia poter vivere questa esperienza», conclude il maestro.