Entro la fine di novembre la Banca Popolare di Vicenza chiederà all’assemblea degli azionisti di procedere con l’azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori ritenuti responsabili del dissesto del gruppo. Lo ha deciso il consiglio di amministrazione di ieri che ha parlato anche del parziale ristoro delle perdite degli azionisti. “Siamo in avanzata fase di messa a punto di una proposta” – ha dichiarato il vicepresidente Salvatore Bragantini, che ha tuttavia ricordato che “quello in azioni è un investimento a maggiore rischio” e ha precisato che “l’esborso a carico della Banca sarà comunque delimitato previamente nel rispetto dei requisiti patrimoniali dettati dalla Bce”.
Vista la consistenza patrimoniale – al minimo rispetto alle indicazioni dell’autorità di vigilanza –, i conti in rosso dell’ultima semestrale che ha chiuso in negativo per quasi 800 milioni di euro e la mole dei contenziosi aperti dalla clientela (quasi 7 mila al 30 giugno scorso), alle associazioni dei consumatori e degli azionisti sarà dunque prospettata una sorta di risarcimento assai parziale rispetto alla perdita secca subita. Sono 121 milioni di euro i soldi andati in fumo con il deprezzamento della azioni per i 5358 azionisti pratesi della BP Vi.
Il vicepresidente Bragantini ha sottolineato che la Popolare di Vicenza “ha un rilevante patrimonio immobiliare, che va valorizzato e messo a frutto. “Lo faremo senza timidezze nell’interesse della Banca, che viene prima di tutto” ha aggiunto Bragantini.
Entro fine anno è attesa la presentazione del nuovo piano industriale. Intanto i sindacati Unisin di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca denunciano l’assenza di idee concrete sul futuro e chiedono chiarezza sulle voci sempre più insistenti che venga creata una società comune tra le due banche, entrambe detenute dal Fondo Atlante, dove far confluire lavori e lavoratori del back office e di altri uffici di direzione generale.
