Popolazione carceraria in aumento, problemi igienico-sanitari e carenze di risorse per pagare i mediatori culturali, senza i quali i detenuti di alcune nazionalità non possono telefonare ai propri familiari. Sono alcuni dei problemi segnalati dal garante dei diritti dei detenuti Ione Toccafondi, che è stata ascoltata oggi nella commissione comunale politiche sociali. A febbraio scorso i detenuti alla Dogaia erano 680, cento in più rispetto al 2015. Da allora buona parte dei detenuti di Pistoia, il cui carcere è in parte inagibile a seguito della tempesta di vento, sono stati dirottati su Prato, senza che alla Dogaia siano stati assegnati risorse e personale. Gli educatori nell’ultimo anno sono perfino scesi da 5 agli attuali 3. Sono aumentati gli atti di autolesionismo: il carcere di Prato è stato il sesto in Italia per questa triste graduatoria. E il garante ha anche denunciato il problema della carenza di risorse per la mediazione culturale, per le quali l’assessorato ai servizi sociali del Comune di Prato aveva stanziato dei fondi.
“Purtroppo il contributo è insufficiente a coprire l’attività per tutto l’arco dell’anno – ha detto il garante -. I mediatori hanno lavorato per qualche mese ma poi si sono trovati costretti ad interrompere l’attività con effetti negativi sul rapporto tra i detenuti e i familiari. Per poter autorizzare le telefonate tra detenuti e parenti, occorrono verifiche sulle utenze, e solo chi comprende la lingua straniera può compierle. In assenza dei mediatori, i detenuti (il 48% dei quali sono stranieri) si sono così visti privati della possibilità di telefonare ai familiari e questo ha contribuito ad accrescere la tensione all’interno della Dogaia. Sono lievitati in maniera esponenziale atti di autolesionismo e il carcere di Prato ha raggiunto il sesto posto nazionale per questo fenomeno” – ha denunciato Ione Toccafondi.
Altri problemi segnalati riguardano le condizioni della struttura. “L’anno scorso la Asl ha fatto una descrizione dettagliata perchè ha trovato condizioni igieniche scadenti – ha detto il garante – Continua ad esserci il problema di detenuti extracomunitari che rovesciano parte dei rifiuti dalle finestre, soprattutto nel reparto detenzione a medio termine. Si creano degli accumuli che hanno fatto proliferare la presenza di grossi topi. È stata fatta un’ordinanza per mettere delle grate alle finestre in modo da impedire questi sversamenti: probabilmente il problema dei rifiuti si risolverà, ma perggiorerà ancora la vivibilità in celle nelle quali non si respira, soprattutto d’estate”.
La garante per i diritti dei detenuti Ione Toccafondi ha poi sottolineato le criticità da un punto di vista sanitario. “Per quanto riguarda i detenuti con problemi psichiatrici, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari – che è stata una conquista – purtroppo si sono create lunghe liste di attesa per entrare nei percorsi terapeutici delle Rems. In Toscana e Umbria c’è soltanto una struttura di questo tipo, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza di Volterra, che ha 30 posti. Le esigenze sono però maggiori e queste persone vivono in carcere con tutti i problemi che ne conseguono. A Prato abbiamo tenuto in isolamento per un mese e mezzo un detenuto dichiarato totalmente incapace di intendere e di volere, in condizioni di totale illegalità”.
Toccafondi ha poi invocato l’intervento delle istituzioni anche per una particolare categoria di detenuti, i sex offenders, coloro che hanno commesso reati a sfondo sessuale: un’ottantina a Prato, all’interno di una sezione unica in Toscana. “Per loro non c’è in atto nessun tipo di progetto riabilitativo, per cui rischiano di uscire nelle stesse condizioni con cui sono entrati nel carcere. Su questo la Regione potrebbe fare qualcosa”.
Tra gli ambiti che vedono il carcere di Prato all’avanguardia c’è invece la formazione con il polo universitario penitenziario e i corsi di studio: il prossimo anno, in collaborazione con l’istituto Datini, si aggiungerà una sezione dell’indirizzo alberghiero alla Dogaia. In ambito artistico e culturale è oramai decennale la collaborazione con la compagnia di Teatro Metropopolare. Tra i progetti che saranno potenziati in ambito di avviamento al lavoro c’è la creazione di una officina meccanica: i corsi tenuti gratuitamente da meccanici della zona hanno già portato a un paio di richieste di lavoro in favore dei detenuti della Dogaia.