7 Settembre 2017

Commemorazione dell’eccidio di Figline, tanta gente alla marcia della pace. Biffoni: «Non è più tempo per l’antifascismo da poltrona» FOTO


Settantatre anni dopo Prato rinnova l’appuntamento con la memoria. Il 6 settembre 1944 a Figline furono barbaramente uccisi per impiccagione 29 partigiani dalle truppe tedesche. Quel giorno ebbe una duplice valenza per la città: segnò la Liberazione dal giogo nazifascista e fu macchiato dal sangue di quelle giovani vittime.

Ogni anno, la sera del 6 settembre, il Comune e l’Anpi organizzano una marcia della pace, un corteo che muove dalle porte di Figline fin dentro il paese, dove, davanti al monumento dedicato ai 29 partigiani uccisi, viene deposta una corona di alloro e le istituzioni cittadine rendono omaggio a quel sacrificio.

 

 

Anche ieri sera in tanti hanno partecipato alla commemorazione. C’erano il sindaco Biffoni con l’intera giunta comunale, la presidente Anpi Angela Riviello, il prefetto Rosalba Scialla, il vescovo Franco Agostinelli, i consiglieri regionali Nicola Ciolini e Ilaria Bugetti, l’assessore regionale Stefano Ciuoffo, i rappresentanti dei comuni della Provincia e di altri comuni vicini, le forze dell’ordine in alta uniforme e molti cittadini.

Nel suo intervento, tenuto in piazza Partigiani, davanti alla pieve di Figline, la presidente Riviello ha ringraziato il sindaco Biffoni e il consiglio comunale per aver tenuto fede ad un impegno preso esattamente un anno fa a Figline. «Qui, lo scorso anno, abbiamo chiesto che venisse modificato il regolamento comunale sull’utilizzo del suo pubblico – ha detto Riviello –, abbiamo chiesto che venisse disposto in modo esplicito il divieto pubblico a manifestazioni che violano apertamente le leggi nazionali contro la ricostituzione del partito fascista, contro la propaganda e l’istigazione all’odio. Tutto questo è stato fatto e ne siamo felici». Secondo Riviello «oggi ha ancora un senso parlare di fascismo e antifascismo» e ha ricordato, portando la solidarietà dell’Anpi, i fatti accaduti a don Biancalani, il sacerdote di Pistoia attaccato dai militanti di Forza Nuova per aver accolto in parrocchia dei richiedenti asilo.

Appassionate le parole del sindaco Biffoni, che a braccio, ha parlato per quasi mezz’ora sottolineando più volte la particolarità di questo momento storico nel quale «non ci deve essere più spazio per l’antifascismo da poltrona». Anche il sindaco ha ricordato quanto accaduto a don Biancalani e citato altri episodi, come lo sfregio fatto a Empoli, dove qualcuno ha disegnato una svastica sulla epigrafe che ricorda la morte di alcuni partigiani e ha condannato con forza la manifestazione promossa da Forza Nuova per il 28 ottobre, «una nuova marcia su Roma, un atto gravissimo al quale dobbiamo opporci, in modo democratico, con tutte le nostre forze. Come Amministrazione comunale sono a fianco della mia collega Raggi che pubblicamente si è detta contraria a questa rievocazione. Politicamente siamo molto distanti ma in questo caso ci trova solidali». L’intervento di Biffoni è stato accolto più volte da applausi.

E come ogni anno il momento più intenso e commovente è stato quando sono stati letti ad alta voce, davanti a tutti, con i gonfaloni delle istituzioni e delle associazioni d’arma poste sull’attenti, i nomi dei 29 giovani impiccati alle travi di quella che un tempo si chiamava via Maggio e oggi è intitolata ai «29 martiri». Ecco i loro nomi, molti li conosciamo perché alcune strade della zona nord della città sono a loro dedicate: Cialdini Bruno, Giraldi Giovanni, Lippini Leonetto, Martini Quinto, Ridolfi Umberto, Risaliti Lorenzo, Pagli Rolando, Toccafondi Adolfo, Ventura Domenico, Ventura Benito, Danesi Elio, Pizzicori Dino, Benincasa Guido, Staicovik – partigiano sovietico, Giunti Guido, Mugnaini Fiorenzo, Ciampi Natale, Delfini Gustavo, Panconi Marcello, Pasquinelli Manfredo, Rapezzi Fernando, Bini Fiorello, Tronci Mario, Vannoni Alessandro, Spano Attilio, Zucca Bruno, Nicolaief – partigiano sovietico, Marradi Mauro, ignoto – partigiano sovietico.

 

Sotto le foto della serata negli scatti di Alessandro Fioretti