4 Gennaio 2018

Pop up lab verso la conclusione: i negozi che restano e quelli che vanno. Ma la metà è chiusa per ferie


A 10 giorni dalla conclusione di Pop up lab, su 19 attività la metà questa mattina era chiusa per ferie, mentre dell’altra metà il bilancio è di 4 che restano, 4 che abbandonano e 2 incerte. Il progetto promosso dal comune di Prato con il finanziamento della Regione e in collaborazione con il Pin e SocioLab dal 30 settembre ha rialzato i bandoni di 19 fondi sfitti nelle vie del centro storico considerate problematiche: via del Serraglio, via Muzzi, via del Vergaio, via della Sirena, via Guizzelmi. 19 locali in cui si erano inizialmente insediati 21 esercizi: due si sono persi strada facendo (il centro Yogamind e la formaggeria di via Muzzi), una (Lo spaccio dell’orto) ha cambiato sede spostandosi da via del Vergaio proprio nella vicina via Muzzi al posto della formaggeria. “Io non resto – riferisce Annamaria Codilain, de Lo spaccio dell’orto – purtroppo ho avuto tardi questo fondo in via Muzzi, cioè quando la formaggeria ha cessato l’attività, e a quella data avevo ormai dato il mio consenso per il locale nel quale da metà gennaio mi sposterò. Cercherò comunque di tornare in centro il prima possibile, anche perché qua il mio ortofrutta si era ampliato in una zupperia-insalateria”. Molto soddisfatta Sara Allocca, che insieme al fratello ha aperto il negozio di accessori artigianali Lo fo io: “Noi siamo tra coloro che rimangono. Questi tre mesi sono andati benissimo. Abbiamo già un magazzino, ma qui in centro abbiamo avuto l’occasione di farci conoscere anche da clienti nuovi”.

I bandoni sbarrati dei negozi Pop up lab, nella mattinata di oggi 4 gennaio

Tra chi va, come il negozio di abbigliamento Il mondo di Buba e L’officina dei sogni, per lo più lo fa per mancanza di flusso di clienti. Chi resta, spesso cambia spazio rispetto a quello assegnato col progetto. E’ il caso, questo, di Enrica Rossi, della sartoria Lonely reds: “Sono di Pescia, ma mi sono innamorata del centro storico di Prato.  Rimango qui anche dopo la conclusione del progetto, ma sto cercando un altro locale tra via Magnolfi e via del Serraglio; sul lato di piazza Duomo dove ora mi trovo ho poca visibilità”. I commercianti intervistati, comunque, dichiarano che il motivo del trasloco in altra sede o l’abbandono del centro storico non dipende dagli affitti troppo alti richiesti dai proprietari dei fondi, i quali con Pop up lab hanno offerto per tre mesi in comodato gratuito l’uso degli immobili in cambio di incentivi economici sui costi di pulizia, contratti, allacci e utenze. “A malincuore lasciamo il centro – riferisce Giulia Piccioni de L’officina dei sogni in via Muzzi -; avremmo ricevuto anche un’offerta conveniente da parte della proprietaria del fondo, ma non abbiamo avuto il numero di clienti che ci aspettavamo al’inizio”.

LS