Fra le implicazioni della Legge n.155 del 19/10/17 ‘Riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza’ potrebbe esserci l’accorpamento delle sezioni fallimentari del tribunale di Prato e di quella di Lucca, con quest’ultima che ne diventerebbe la sede. “Per le imprese ci sarebbero delle penalizzazioni incomprensibili” commento del vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Andrea Tempestini, che fornisce alcuni dati sulle due realtà territoriali. “Il numero di imprese presenti sul territorio è simile, circa 28.000 su Prato (95.000 addetti) e circa 34.000 su Lucca (119.000 addetti), il numero dei fallimenti dei concordati sul territorio pratese è simile a quello del territorio di Lucca. La percentuale di procedure chiuse è di circa il 44% a Prato contro il 35% a Lucca; se parliamo dei soli fallimenti la percentuale passa al 88% su Prato rispetto al 52% su Lucca” afferma Tempestini, lancianoalcuni interrogativi: “Quale sarebbe la logica dell’operazione che si prospetta? Organizzare meglio e quindi portare risparmi alla ‘macchina pubblica’? Logica parziale miope e fatta a tavolino senza collegamento sul territorio. Il Tribunale di Prato soffre di mancanza di organici ma la soluzione non è trasferire il problema ad altro tribunale: come farà Lucca a gestire la considerevole mole di procedure che arriveranno? Avrà necessità di organici: quindi non era meglio integrare e potenziare quello di Prato ? Non percepisco il ‘risparmio’ o la migliore organizzazione”.
Sempre per Tempestini “le conseguenze per le imprese, gli imprenditori e i cittadini sarebbero, oltre ai disagi, i maggiori ‘costi’ che dovremmo sostenere”. Altro fattore: “la stessa riforma della legge fallimentare – prosegue il vicepresidente di Confindustria Toscana Centro – prevede che presso le Camere di commercio siano istituiti degli organismi di composizione della crisi di impresa, che coinvolgono anche le sezioni fallimentari dei Tribunali di riferimento, da attivare ai primi segnali di crisi aziendale. Ma la Camera di commercio di Prato verrà accorpata a quella di Pistoia. Risultato: le sezioni fallimentari si accorpano tra Lucca e Prato, mentre le Camere di Commercio si accorpano tra Prato e Pistoia. Direi un’ottima organizzazione”.
Tempestini ricorda che Confindustria aveva “sperato a suo tempo che Prato potesse ospitare il Tribunale delle imprese: se non il principale della Toscana, che doveva aver sede nel capoluogo regionale, almeno un altro, come è avvenuto in altre regioni. Invece ora ci potremmo trovare addirittura ad assistere alla perdita sul territorio anche della sezione fallimentare, sia pure a beneficio di una città come Lucca nostra consorella in Confindustria Toscana Nord. Come è possibile che la terza città del centro Italia, un territorio industrializzato (primo distretto tessile in Europa) vocato all’export come quello pratese, non sia minimamente tenuto in considerazione dalle istituzioni e dalla politica nazionale? Come possiamo fare, e cosa dobbiamo fare per far sì che Prato conti di più e conti per davvero? Apriamo un dibattito in città con tutti per idee e proposte, facciamo sistema invece che concentrarsi su polemiche interne sterili” conclude Tempestini.