23 Ottobre 2024

Assemblea post-alluvione, Monni: “Occorrerebbero 160 milioni per la messa in sicurezza di Prato”. Bugetti al governo: “Semplificare l’iter della ricostruzione”

Ampia partecipazione all'incontro di Comune e Regione con i cittadini alluvionati


Chiedono sonni tranquilli nelle loro case i cittadini alluvionati un anno fa, alle prese con gli effetti del cambiamento climatico e con l’apprensione che sale ad ogni allerta meteo, considerata la fragilità del territorio dopo il 2 novembre 2023. In tanti, provenienti da varie parti della città e anche da Vaiano, hanno partecipato alla riunione tenutasi nel tardo pomeriggio di ieri alla parrocchia di Santa Lucia, alla presenza della sindaca Bugetti, di vari assessori e tecnici comunali, dell’assessora regionale alla protezione civile Monni, al dirigenti della Difesa del suolo e Genio civile della Regione Toscana Massini e Martelli. Con dovizia di particolari, i cittadini hanno fatto segnalazioni e chiesto conto di varie situazioni critiche: fossi che si ostruiscono in caso di nuove precipitazioni, argini ancora da risanare, letti dei fiumi rialzati per effetto dei detriti portati dalle piene. Ma anche alcuni apprezzamenti per interventi in via di conclusione come quello del Genio civile regionale da 780.000 euro in somma urgenza per il rifacimento dell’arginatura del Bisenzio a Santa Lucia, nei pressi del cavalciotto.

L’alluvione è stato un disastro: 2,7 miliardi di danni a livello regionale. Da allora per le somme urgenze in Toscana sono stati fatti interventi per 122 milioni, di cui a Prato opere del genio civile per 7 milioni, più 2 milioni di interventi a cura del consorzio di bonifica. Ma assai più difficile è la ricostruzione, i cui costi superano il miliardo di euro e per le quali le procedure per pareri, autorizzazioni, gare di appalto, sono quelle ordinarie dell’amministrazione pubblica italiana. Costi elevati, tempi lunghi, risorse umane limitate. “Anche noi siamo finiti – ha detto Giovanni Massini, direttore del settore difesa del suolo e protezione civile della Regione Toscana – “L’alluvione del 2 novembre scorso ha coinvolto 100 comuni e noi per il numero che siamo non ce la facciamo ad esserci neanche una persona per ogni comune. Ci stiamo mettendo il massimo impegno, ma voi cittadini dovete esserci di aiuto. Potremo intervenire sulle urgenze delle urgenze”. Per mettere in sicurezza il territorio, occoreranno anni. “Dovremo scegliere le priorità delle priorità, in collaborazione con i Comuni che conoscono il territorio molto meglio di noi e che faranno da filtro” ha detto l’assessora Monia Monni, che ha annunciato un’iniziativa assieme ai Comuni il prossimo 5 dicembre al Politeama per riflettere su macro-temi di contrasto al rischio idraulico, dalla protezione civile alle scelte urbanistiche nelle città alle prese con i nuovi scenari climatici.

“Il fabbisogno di interventi di ricostruzione ammonta a 1,1 miliardi di euro, una cifra certificata dal governo attraverso il dipartimento nazionale di protezione civile – ha detto Monia Monni -. Solo a Prato saranno necessari lavori per 160 milioni di euro. E di queste risosorse non sappiamo ancora niente, il governo non ci dà risposte nè sul quanto nè sul quando. Siamo preoccupati, ma intanto per sviluppare i progetti abbiamo deciso di anticipare risorse regionali: conferiremo 12 milioni di euro al Commissario (il governatore Giani, ndr), in modo che qando arriveranno almeno le risorse della comunità europea, circa 60 milioni, saremo in grado di poter partire immediatamente con i lavori”.

Quali le situazioni ritenute prioritarie per Prato? “Il nostro territorio è ferito e ha forti difficoltà – premette il vicesindaco Simone Faggi -. Dal nostro punto di vista le situazioni piu complicate sono legate al reticolo minore: la Bardena, la Vella e il Ficarello che ci preoccupano molto e che nel corso dei prossimi mesi necessiteranno di interventi i piu adeguati possibile in termini di manutenzione e di miglioramento complessivo del sistema arginale”.

La sindaca Bugetti ha ricordato gli interventi di ripristino, somme urgenze, manutenzioni straordinarie – una quarantina in tutto, per 8 milioni di euro – realizzati con fondi comunali, molti dei quali conclusi ed altri in corso come il rifacimento della strada sull’argine del Bardena in via san Martino per Galceti, i cui lavori sono di nuovo a scartamento ridotto per l’esposto di un residente sulle vibrazioni delle ruspe che potrebbero danneggiarne l’abitazione. La burocrazia non aiuta: per fare una cassa di espansione – ha detto Massini – occorre il parere di 23 enti. Così Bugetti ha annunciato una proposta, auspicabilmente bipartisan, al governo: snellire le procedure burocratiche, sull’esempio di quanto fatto per i cantieri del Pnrr, allo scopo di eseguire le opere nei territori alluvionati nel più breve tempo possibile.

“In un anno siamo – ha affermato Ilaria Bugetti – riusciti a trovare le risorse, a progettare, a ottenere le autorizzazioni e a far partire molti interventi. Sembra tanto per chi vive nella paura di avere nuovamente l’acqua in casa ma in realtà, rispetto alla burocrazia italiana, siamo andati velocissimi. Pensate che sul ponte di Figline i vincoli da superare sono ben due, paesaggistico e monumentale.  L’iter per fare questo tipo di interventi è tutto fuorché semplice e lineare. Ecco perché penso che tutto insieme sia necessario sostenere questa proposta. Il governo deve semplificare. Dobbiamo dare le risposte ai cittadini in tempi ragionevoli. Sono sicura che anche il centrodestra sarà con noi. Così come lo saranno anche gli altri comuni alluvionati e purtroppo sappiamo che sono tanti, dentro e fuori la Toscana”.

Un precedente, l’alluvione di Livorno del 2017, richiamata dall’assessora Monni, può rendere l’idea. “Ora dopo 7 anni iniziamo a vedere alcuni corsi d’acqua della città completamente cambiati: il Rio Maggiore e il Rio Ardenza sono stati ridisegnati e il Rio Maggiore è stato stombato”. “Nella materia del rischio idraulico presto e bene non stanno insieme” ha aggiunto Massini: “Se avremo le risorse e ci vorrà del tempo, nel corso degli anni via via miglioreremo la mitigazione del rischio, ma mai lo azzereremo”. Le soluzione tecniche vanno studiate approfonditamente: “Non sempre il “dragaggio” dei fiumi è la soluzione – ha continuato Massini -. Durante una piena il fiume fa movimenti anche in basso e scava il materiale presente nel letto. Se si scava prima noi, può capitare che il fiume non trovi da scavare e continui ad erodere il fondo e può avvenire, nei pressi di un ponte, che il fiume elida le pile dei ponti. Si può fare tutto ma solo quando abbiamo la certezza che quel tipo di intervento va bene, e non produca effetti negativi in altri punti”.

Oltre alla ricucitura delle ferite dell’alluvione, fra i cittadini c’è chi ha chiesto maggiori interventi di prevenzione dal rischio idraulico rispetto a quanto fatto in passato. “Il governo nazionale ha stanziato già dal 2021 con il dpcm 18 diversi milioni alla Regione Toscana (circa 19,5 milioni, ndr) e già diversi piani nazionali sono stati fatti annualmente – afferma Laura Aronica, del Comitato Alluvionati di Galceti -. Mi auguro che Prato rientri in queste priorità. Perchè come noi ci siamo frugati in tasca per rimettere a posto le nostre case dopo l’alluvione, anche l’amministrazione, Comune e Regione, devono fare i conti con questo che adesso è diventata un’urgenza”. Per quanto riguarda la cassa di espansione sul Vella in via di Cantagallo, un’opera di cui si parla dal 2010, durante l’incontro di ieri l’assessora Monni ha dato garanzie sul completamento del finanziamento mancante da parte della Regione. “Stiamo facendo gli espropri e c’è già un progetto. Crediamo che nel giro di due anni, entro il 2026, quella cassa sarà a disposizione come presidio di calmierazione idrica” ha detto il vicesindaco Simone Faggi.

Dario Zona