La difesa di Vitangelo Bini, 88 anni, dopo la conferma in Cassazione della condanna a 6 anni e 6 mesi per l’omicidio della moglie, che era malata di Alzheimer, si appresta a chiedere la grazia al Presidente della Repubblica. Ma intanto ha depositato al tribunale di sorveglianza un’istanza per chiedere il differimento dell’esecuzione della pena in ragione dell’età e “per gravi motivi di salute”.
L’anziano, infatti, rischia di andare in carcere dopo che – come riportano oggi alcuni quotidiani – la Cassazione ha confermato la sentenza di appello del 6 aprile 2017 che lo condannava per
omicidio volontario aggravato. Per reati gravi e condanne così elevate non esistono pene alternative al carcere.
La richiesta alla sorveglianza è stata fatta dall’avvocato difensore di Bini, Lapo Bechelli, chiedendo o il differimento della pena oppure la sospensione dell’esecuzione nelle forme della detenzione domiciliare. “Con questa istanza – spiega il legale -, che è stata presentata anche alla procura di Prato, è stato portato a conoscenza di procura e tribunale di sorveglianza il caso particolare di questo uomo, anziano e malato, con evidenti problemi di senilità, per il quale andare in carcere sarebbe atto contrario al senso di umanità che deve esserci in queste circostanze”. L’uomo uccise la moglie per non vederla più soffrire. L’omicidio risale all’1 dicembre 2007. Bini, per 35 anni vigile urbano a Firenze, fino a quel tempo aveva assistito in casa la moglie Mara Tani, malata da 12 anni di Alzheimer. Ma poi diventò necessario ricoverarla in una struttura sanitaria, a Prato. L’uomo, quando apprese del peggioramento delle condizioni della moglie e della sua ulteriore sofferenza nell’ospedale, prese una pistola dalla sua collezione di armi e la raggiunse nel reparto di degenza uccidendola con tre spari, per non vederla soffrire più. In ogni grado di giudizio il difensore aveva chiesto il riconoscimento per Bini dell’attenuante del particolare valore morale e sociale del suo gesto, ma nessuno dei giudici che ha trattato la vicenda ha accolto questo argomento.
Sul caso interviene anche il deputato di Forza Italia, l’onorevole Giorgio Silli, che si è detto pronto a mettersi a disposizione della famiglia, facendo da tramite con gli altri colleghi parlamentari, per favorire la grazia da parte del presidente della Repubblica.
“Credo fermamente nella vita. Da sempre.
Ho combattuto e combatto la mia battaglia politica contro coloro che portano avanti idee criminali quali l’eutanasia, ma dopo avere appreso la notizia della condanna in cassazione del quasi 90enne Vitangelo Bini per l’omicidio della moglie sofferente e malata di Alzheimer, ormai non più curabile, mi ha fatto riflettere.
A Roma condivido un piccolo appartamento in affitto al Pantheon ed ogni giorno alle 8.00 scendo le scale e prima di iniziare i lavori alla camera vado alla S. Messa alla chiesa della Maddalena, dai padri Camilliani. Mi siedo quasi sempre sulla destra della Chiesa dove e’ esposto il corpo di san Camillo de Lellis, patrono degli ospedali e dei malati, fondatore dell’ordine dei ministri degli infermi. Chi meglio di lui può testimoniare il valore della vita? Il valore universale dell’assistenza, senza se e senza ma, agli infermi ed ai malati terminali?
Ieri mattina, dopo avere letto i giornali e la cronaca di Prato, sono rimasto qualche attimo in più in preghiera. Confesso che il pensiero di un uomo che pone fine alle sofferenze della donna amore della sua vita ha scatenato in me sensazioni di ogni tipo. Ho avuto la pelle d’oca, ho pianto. Mi sono commosso anche perché è difficile trovare un equilibrio, una posizione, è difficilissimo, e forse inopportuno giudicare.
La malattia che trasforma giorno dopo giorno la compagna della tua vita, la madre dei tuoi figli, il dolore della perdita che ogni giorno si consuma, l’amore, la cura quotidiana, lo strazio. La fatica di anni ed anni, la disperazione il gesto estremo.
Giustifico o legittimo questo gesto? No. Non sarei onesto con me stesso. Continuo a condannare chi pensa che l’eutanasia o altre idee bislacche di questo tipo siano la soluzione. Anzi, quelle rischiano di diventare il problema.
Ma pensare che un uomo di quasi 90 anni debba andare in carcere, dopo che per 11 anni ha affrontato pene e rimorsi terribili, mi fa rabbrividire quando penso che il nostro paese e’ pieno di persone malvagie che hanno usato violenza o hanno ucciso per soldi o interesse e si trovano a piede libero.
Quanto sono giuste le leggi degli uomini? Quanto sono giuste in senso universale le sentenze dei giudici? Solo le leggi di Dio sono perfette. Solo Dio può vedere nel profondo del cuore di chi ha compiuto un gesto così estremo.
Prego per Bini e pur continuando la mia battaglia per la vita e contro ogni forma di eutanasia mi metto a disposizione della famiglia, facendo da tramite con gli altri colleghi parlamentari, per favorire la grazia da parte del presidente della Repubblica.
Se la famiglia lo vorrà, scriverò a Mattarella già nei prossimi giorni”.