12 Dicembre 2024

Deposito Eni Calenzano, eseguite le autopsie. Sindacalista Uil: “Le attività di carico non vengono sospese durante gli interventi di riparazione”

Proseguono le indagini della Procura di Prato, che ha affidato l'incarico a due genetisti per le verifiche sull'identità delle vittime


Già completate le autopsie sui corpi delle cinque vittime dell’esplosione al deposito Eni di Calenzano. Lo si apprende dalla procura di Prato che ha incaricato tre medici legali Martina Focardi, Beatrice Defraia e Rossella Grifoni. Le autopsie sono state effettuate all’istituto di Medicina legale di Careggi, a Firenze.
Nelle prossime ore verranno effettuate sulle salme le verifiche per l’identificazione e a questo proposito saranno raccolti i Dna dei familiari. Inoltre saranno eseguite verifiche antropometriche e sulle impronte dentali dai genetisti Ugo Ricci e Vilma Pinchi.

Le ipotesi di reato sono omicidio colposo plurimo, crollo di costruzione o altri disastri dolosi e rimozione od omissione dolosa di cautele antinfortunistiche. Le indagini si concentrano sui lavori di manutenzione straordinaria in corso nei pressi delle pensiline di carico dove c’è stata la perdita di liquido infiammabile, la propagazione di vapori di carburante e la disastrosa esplosione che ha ucciso cinque persone e ne ha ferite altre nove, di cui due tuttora gravi. Perquisizioni hanno riguardato sia le sedi dell’Eni, sia quelle della Sergen a Potenza, la ditta che si stava occupando delle manutenzioni. In particolare l’intervento in corso vicino all’area di carico avrebbe riguardato la rimozione di alcune valvole e tronchetti per mettere in sicurezza una linea benzina dismessa da anni. Era consentito eseguire interventi di manutenzione come quello durante le operazioni di rifornimento? Sono state rispettate le norme di sicurezza? Risposte che dovranno arrivare dal procedimento giudiziario. Nel decreto di perquisizione, gli inquirenti ipotizzano l’inosservanza delle rigide procedure previste e la tenuta di condotte scellerate.

Intanto da fonti sindacali si apprendono alcune modalità operative nel settore e nello stesso impianto. “Ci risulta che in alcuni depositi, come anche quello di Calenzano, vengano svolte attività promiscue. Succede di andare a rifornire le autobotti mentre in una corsia limitrofa, vicina, vengono fatte riparazioni o manutenzioni. Le attività di carico non vengono sospese quando ci sono interventi di riparazione, ma risulta tra i trasportatori che sia così molto spesso. Forse una volta, nel 2021, vennero sospesi due, tre giorni, gli ingressi delle autobotti”. Così Massimiliano Matranga, autotrasportatore e sindacalista della Uiltrasporti Toscana, riguardo alle attività nel deposito Eni di Calenzano. “Possiamo considerarla una consuetudine – prosegue – ma nessuno di noi autotrasportatori in realtà l’ha mai percepita come una condizione di pericolo, almeno non abbastanza”, “questo perché quando si entra col camion in un deposito come quello di Eni a Calenzano ci sentiamo in un luogo molto sicuro, vengono fatti controlli continui, anche random sui mezzi che entrano”.

Il sito Eni di Calenzano “non è un luogo dove la sicurezza non c’è”, afferma ancora Matranga, anzi “ti controllano più volte, se hai le patenti, se la botte è a posto, a volte tra i colleghi si ha pure la percezione di un eccesso di sicurezza”. Una criticità del deposito, riporta il sindacalista, è “che gli operatori addetti alle linee di carico sono pochi” e gli autisti dei camion “che sono molto professionalizzati”, agiscono in autonomia, “da sé ogni autista va alla corsia assegnata, digita sul computer il programma di carico, attacca i bracci alle flange di carico, poi parte il pompaggio di carburante. L’autobotte è dotata di valvole di scarico dei vapori che si formano in questo processo”.
“Noi siamo autisti abilitati a questo tipo di trasporti speciali, ma quando uno di noi entra nel deposito Eni non ha dei propri referenti all’interno – conclude – E’ lui da solo davanti alla struttura”.