“Siamo un gruppo di genitori che sono rimasti molto turbati dagli eventi di cronaca che hanno visto coinvolte due ragazze violentate, a Prato, da un autista volontario che le portava a scuola e al diurno, tramite il trasporto sociosanitario di un’associazione convenzionata con la Società della Salute. Vorremmo innanzitutto esprimere vicinanza e solidarietà alle famiglie colpite, e per quel che vale, far saper loro che la forza dello stare insieme ad altri genitori con gli stessi problemi potrebbe aiutarle. Poi, alcune considerazioni su una vicenda bruttissima, venuta alla luce solo grazie ad una casualità, ovvero alla presenza di telecamere piazzate in un sottopasso per combattere l’abbandono dei rifiuti”. Inizia così la lettera aperta inviata alle redazioni da alcuni genitori di ragazzi disabili riuniti nelle associazioni associazioni Progetto Futuro, Orizzonte Autismo, AIPD, l’Occasione e nel gruppo informale del Giovannini, dopo il grave episodio di cronaca che ha visto l’arresto di un volontario dell’Auser Filo d’argento per violenza sessuale su due giovani donne disabili. Una lettera che condensa l’amarezza per la vicenda, la paura di un genitore che affida il proprio figlio a persone terze e anche la rabbia per il silenzio che – scrivono le famiglie – è seguito in città al racconto di quanto successo. In primo luogo i genitori invitano a riflettere sulle circostanze con cui il volontario arrestato è stato scoperto, ovvero grazie a delle fototrappole piazzate per altri scopi (gli abbandoni dei rifiuti, appunto), circostanza “che fa riflettere su quanto siano fragili e da tutelare ragazze e ragazzi a cui mancano gli strumenti per denunciare le violenze subite”. Da qui, la constatazione dell’assenza di una reazione forte da parte delle istituzioni: “Un pensiero che è venuto probabilmente solo a noi, genitori di ragazzi disabili, visto che nessuno in tanti giorni si è speso in una parola di solidarietà e soprattutto di rassicurazione nei confronti delle famiglie, senza considerare che molti di noi ancora non sanno se il volontario arrestato abbia trasportato anche il proprio figlio, visti i tanti servizi che fa l’associazione in questione e visto che i nostri ragazzi non sarebbero in grado di raccontarci di eventuali violenze. Abbiamo aspettato diversi giorni prima di scrivere questa lettera – continuano i genitori – in attesa che le istituzioni si esprimessero sulla questione e che il tema diventasse di pubblico sgomento, come è sempre avvenuto per altri casi di cronaca. Ma non è successo, come se i corpi delle nostre figlie e figli avessero meno importanza di quelli di chi non ha disabilità, senza scordare che ad aggravare il tutto c’è la mancanza di strumenti, per loro, per sanare, col tempo, le ferite. Per questo, fiduciosi che il silenzio assordante di chi offre il servizio – che, ricordiamo, è pubblico – sia servito solo per prendere tempo alla ricerca di soluzioni da mettere in campo, chiediamo che arrivino presto le rassicurazioni per le famiglie, che lasciano il proprio caro in custodia a persone che non conoscono, sia per i trasporti che nelle varie strutture”. Infine, le proposte: i genitori chiedono telecamere di sorveglianza, dispositivi Gps, la presenza di almeno due volontari sul mezzo. “Siamo perfettamente consapevoli delle difficoltà economiche e gestionali in cui versano i servizi sociosanitari e della crisi in cui versa il mondo del volontariato (tanto che ci sono famiglie in attesa del servizio di trasporto: non tocca a tutti) ma chiediamo con forza che vengano trovate delle soluzioni”.