4 Febbraio 2025

Alluvione 2023: indagati l’ex sindaco di Prato Biffoni e il sindaco di Montemurlo Calamai

Insieme a loro indagati anche altri amministratori, tecnici comunali, responsabili della protezione e del Genio Civile. La Procura ipotizza i reati di omicidio e disastro.


La Procura di Prato ha concluso le indagini sull’alluvione del 2 novembre 2023 nella quale hanno perso la vita due persone (una a Prato e una a Montemurlo). Tra gli indagati figurano l’ex sindaco di Prato Matteo Biffoni e il sindaco di Montemurlo Simone Calamai, oltre ad altri esponenti delle due giunte: gli assessori alla Protezione Civile Simone Faggi e Valentina Vespi e l’allora assessore all’urbanistica del comune di Prato Valerio Barberis. Indagati anche tecnici comunali e responsabili della protezione civile di Prato e Montemurlo, figure apicali del Genio Civile e direttori pro tempore del quarto tronco di Autostrade per l’Italia. La procura, che per le indagini si è avvalsa di quattro consulenti tecnici, ipotizza a vario titolo i reati di omicidio e disastro colposo. In tutto gli indagati sono 15.
A Prato la vittima fu Antonio Tumolo, 84 anni, travolto dalla piena del Bardena mentre si trovava in auto nei pressi di Figline. Il suo corpo esanime fu trovato nei giorni successivi in un campo a Iolo.
A Montemurlo perse la vita Alfio Ciolini, 85 anni, annegato nella sua abitazione a seguito dell’esondazione del Bagnolo in via Riva. Per due appartenenti al Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno è ipotizzato il reato di falso ideologico in atto pubblico per un lavoro di somma urgenza disposto all’indomani dell’alluvione che ha interessato il torrente Bagnolo a Montemurlo. In pratica, secondo l’accusa, i due tecnici del Consorzio avrebbero fatto risultare la pre-esistenza di un tratto di argine murato lungo 30 metri e distrutto dalla piena, che in realtà non era mai stato realizzato.
La Procura contesta la mancata adozione e attuazione di misure appropriate di protezione civile nelle ore in cui – a fronte di allerte meteo gialla per temporali e arancione per rischio idrogeologico-idraulico diramate dal Centro Funzionale della Regione Toscana – la situazione stava rapidamente precipitando. Secondo l’impostazione della Procura, in quel frangente sarebbe stato necessario emettere ordinanze per impedire il traffico veicolare su via di Cantagallo, dove la piena del Bardena si riversò. Altre omissioni sarebbero consistite nel non aver posto in essere adeguate misure di prevenzione del rischio idraulico lungo corsi d’acqua come lo stesso Bardena che già in passato avevano tracimato. Ricevuto l’avviso di conclusione indagini, gli indagati entro 20 giorni potranno prendere visione degli atti di indagine a loro carico e chiedere di essere interrogati, produrre documenti, fonti di prova e memorie difensive.