Gli ultimi abbandoni nei fossi attorno a Casale sono arrivati venerdi pomeriggio, nell’imminenza di un’allerta meteo arancione che ha nuovamente fatto temere per la tenuta del reticolo minore. Neppure il rischio concreto di provocare allagamenti ferma il business dell’abbandono di rifiuti tessili. Un fenomeno criminale in grande espansione che è mosso dal desiderio di comprimere i costi dello smaltimento (tra i 250 e i 300 euro a tonnellata), ma anche di nascondere il reale giro d’affari da parte di chi produce in evasione d’imposta facendo largo uso di materie prime di contrabbando.
A Prato ammontano a 771 tonnellate gli scarti tessili riversati nel 2024 in aree pubbliche. Il fenomeno dell’abbandono dei sacchi neri, imputabile in gran parte alle confezioni e pronto moda cinesi, è esploso lo scorso anno: più che quintuplicato il materiale raccolto da Alia rispetto agli anni precedenti. Nei primi 70 giorni di quest’anno si sono già superati gli abbandoni dell’intero 2023, pari a 150 tonnellate. Il trend è dunque ancora in aumento e la proiezione su tutto il 2025 potrebbe portare alle 850 tonnellate. L’azione di contrasto è portata avanti attraverso gli ispettori Alia, polizia municipale, provinciale e carabinieri forestali. A Prato i posti in cui vengono sversati i sacchi neri sono sempre gli stessi: 25 luoghi della città appartati, strade sterrate, fossi, con gravi conseguenze da un punto di vista ambientale e del rischio idrogeologico.
Come spiegato nel corso della commissione comunale congiunta 3 e 4, sul fronte del ritiro, grazie alla App e al servizio Prato Priority, Alia dallo scorso settembre ha evaso 499 richieste di rimozione dei rifiuti tessili su area pubblica con un tempo medio di intervento di 25 ore.
La polizia municipale contrasta il fenomeno grazie a sei agenti ed ad un ufficiale in forze all’unità operativa ambientale, che si avvalgono delle foto-trappole e di 5 “telecamere-killer” che grazie a software di intelligenza artificiale segnalano all’operatore movimenti sospetti di veicoli da attenzionare. Due di queste, grazie ad un recente accordo, saranno vagliate dagli ispettori ambientali di Alia per conto della polizia municipale. Le inchieste necessitano comunque di approfondimenti e appostamenti notturni e non è semplice, oltre che cogliere sul fatto gli “scaricatori” di sacchi, risalire ai produttori dei rifiuti tessili, classificati come speciali non pericolosi. Nell’ultimo anno sono 130 le notizie di reato a carico di ignoti trasmesse dalla polizia municipale alla Procura di Prato per lo sversamento di scarti tessili; 30 le persone identificate e denunciate, di cui 4 produttori e gli altri semplici “trasportatori” abusivi.
Altra complicazione è legata alla gestione dei materiali sequestrati: i sacchi neri sottoposti a sequestro probatorio possono essere lasciati in custodia giudiziale al produttore dei rifiuti solo quando questi è stato individuato. Negli altri casi il materiale sequestrato finisce in deposito giudiziale: come nell’area di via Lille a Paperino dove sono ancora custodite oltre 7 tonnellate di cui il Comune di Prato aveva annunciato 20 giorni fa il trasferimento nell’impianto del Ferrale di Alia, tra Firenze e Scandicci. Per procedere al trasferimento si aspetta il dissequestro dall’autorità giudiziaria.