E così, a New York, in un solo giorno, succede che:
1. Ore 9. In metropolitana. Una signora di almeno 75 anni, capello grigio a crocchia, occhiali tartarugati e alluce valgo. Sta guardando un film sul suo IPod. In testa ha le cuffie dottor Dre (quelle enormi da DJ, per capirsi). Non è mai troppo tardi, mi vien da dire.
2. Ore 12. Vado al mercato dei prodotti locali in Union Square. Mi faccio conquistare da una distesa di pomodori rossi belli splendendi al sole. Ne voglio comprare due per gustarmeli come tante volte li mangiamo in Italia, spaccati a meta’ e conditi con sale e olio, e un buon panino per fare la “scarpetta”. Mi scelgo due bei pomodorini rossi. Ah, buoni! Gia’ li pregusto. Il tipo li pesa. Attenzione! Mi chiede 4dollari e 99 cent. Per due pomodori. Sai che c’è? Che mi son tenuta la voglia, aspettando il ritorno in Italia. Nel frattempo, mangiatene voi per me, sapendo quanto fortunati siete.
3. Ore 19. Il calendario segna il 3 di agosto, il termometro staziona sui 28 gradi: esco in strada e mi rendo conto che indosso golfino e sciarpetta. Incredibile? Ma vero. Colpa (o merito?) dell’AC, l’aria condizionata sparata a tutta potenza sulla metro, in ufficio, nei musei (ho visto persone girare nelle sale espositive con il giubbottino), nei negozi e nei supermercati, vera mania americana a cui gli italiani a stento riescono ad abituarsi. Figuriamoci che i miei coinquilini lasciano l’AC accesa 24/7 (ventiquattro ore per sette giorni a settimana), anche quando in casa non c’e nessuno, “Così quando torniamo la troviamo fresca!”, mi dicono. E poi mi vengono a parlare di crisi e di debito, eh?
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