Tra gli arrestati anche la vittima dell'intimidazione. La Procura sottolinea la crescente capacità della criminalità cinese di consorziarsi con appartenenti alla malavita di altre etnie				
						
				Un segnale forte per affermare la propria supremazia nel business illecito dello sfruttamento della prostituzione. C’è questo movente dietro al pesante gesto intimidatorio avvenuto la sera del 1 ottobre 2024, quando dinanzi al Wall Art ApartmentHotel, un cittadino cinese di 35 anni, Hui Chen, formalmente titolare di una pelletteria a Campi Bisenzio, ha subito l’incendio doloso della propria vettura e si è visto recapitare all’ingresso del residence dove alloggiava una bara con sopra una cornice contenente la propria fotografia. A distanza di otto mesi, per quei fatti, sono finite in carcere sei persone (altri 4 gli indagati) per effetto di misure cautelari chieste dalla Procura di Prato ed emesse dal gip. Estorsione e sfruttamento della prostituzione i reati contestati a vario titolo, in un’inchiesta che ha svelato la saldatura di cittadini cinesi e di altra nazionalità nel lucroso business criminale dello sfruttamento della prostituzione. In carcere sono finiti Haije Hu, cinese di 35 anni, un 36enne italiano di origini calabresi, un 48enne pakistano e altri tre trentenni cinesi originari del Fujan, fra cui anche la stessa vittima dell’intimidazione, Hui Chen. Anche quest’ultimo – secondo le indagini della squadra mobile – è risultato dedito allo sfruttamento della prostituzione di donne cinesi e giapponesi ed è ritenuto l’ “originario detentore dell’egemonia del mercato della prostituzione pratese, fino a quando – come riporta una nota della Procura – un gruppo di persone a lui originariamente sottoposto, capitanato da Haijie Hu (detto Cris) decideva di scindersi dall’organizzazione primigenia e di mettersi in proprio”.
Haijie Hu sarebbe stato il mandante del raid incendiario fornendo la base logistica (un autolavaggio nei pressi di via delle Fonti) per custodire la bara e organizzare le spedizioni, poi eseguite dai 2 complici, il cittadino italiano e il pakistano. L’obiettivo delle minacce di morte era quello di costringere Hui Chen a far fronte a un debito riconducibile alla pregressa attività di prostituzione esercitata presso il Wall Art ApartmentHotel e a far cessare l’attività di meretricio all’interno dello stesso Wall Art ApartmentHotel.
Nel corso delle perquisizioni di stamani, nell’abitazione di Prato del cittadino italiano è stato trovato un revolver con matricola abrasa, per cui nei suoi confronti – oltre alla misura cautelare – è scattato anche l’arresto in flagranza per detenzione di arma comue clandestina. Nella casa di un 38enne cinese indagato per il tentativo di estorsione (non sottoposto a misura cautelare) sono stati invece trovati 32.000 euro in contanti.
La condotta della vittima dell’intimidazione, spiegano ancora gli investigatori, si sarebbe anche “rivelata omertosa, densa di gravi reticenze e di discrasie”, e “appare tipica del contesto criminale in cui si inserisce e giustificata dal timore delle conseguenze derivanti dall’interlocuzione con gli inquirenti”.
Le indagini – spiega inoltre il procuratore di Prato Luca Tescaroli: “hanno posto in evidenza, contrariamente a quanto avviene nel tipico modo di porsi degli appartenenti alla comunità cinese che agiscono come gruppo autonomo non propenso all’integrazione, la crescente capacità criminale degli esponenti dei gruppi antagonisti nella gestione del mercato della prostituzione di consorziarsi con appartenenti alla criminalità di altre etnie, quali quelle italiane e pakistane, e la loro attitudine a essere da questi riconosciuti come portatori di capacità organizzative e di direzione strategiche delle condotte criminose”.