Un incontro tra i dirigenti scolastici delle scuole di ogni ordine e grado di Prato e provincia, l’amministrazione comunale e l’Asl per chiarimenti su come trattare il tema del Coronavirus in ambito scolastico. Un’iniziativa partita dal Comune di Prato e voluta fortemente dai presidi, vista la presenza di una circolare ministeriale che suggerisce semplicemente al personale scolastico di “ridurre la possibilità di contaminazione”, lasciando così ampia discrezionalità ai docenti. L’Asl ha innanzitutto tranquillizzato i presidi (tutti presenti, compresi quelli delle scuole paritarie; unica assente: la dirigente del Convitto Nazionale Cicognini Giovanna Nunziata, che ha diramato una circolare all’interno del suo istituto che “sollecita” il certificato medico a chiunque compia un “viaggio all’estero” per un periodo di oltre 5 giorni): “Si tratta di stare tranquilli e di trasmettere questa tranquillità soprattutto alle famiglie, alcune delle quali sono allarmate – ha dichiarato Renzo Berti, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl Toscana centro -; non c’è motivo perché stiamo parlando di bambini sani, senza patologie, senza sintomi che possano destare sospetti, tenendo anche conto che ad oggi questa forma di Coronavirus pare riguardare solo marginalmente chi è in tenera età. Per quanto riguarda i certificati, non abbiamo dato nessuna regola in più rispetto a quelle che già ci sono e che prescrivono di portare un certificato in caso di assenza oltre un certo periodo – continua Berti -, non esiste un certificato di sana e robusta costituzione né uno che dice che non ci si ammalerà mai”.
Una delle questioni più dibattute è appunto quella relativa alle richieste dei certificati medici per le assenze a scuola: l’attenzione è molto alta nei confronti degli studenti appena tornati dalla Cina.
“Quando ritengo di doverlo chiedere, lo chiedo, il certificato – dichiara Sandra Bolognesi, dirigente dell’IC Lippi di Prato – fino ad ora i pediatri lo hanno fatto e non abbiamo avuto lamentele. Anche perché ci sono state delle richieste un po’ più pressanti da parte dei genitori, soprattutto in presenza di bambini appena tornati dalla Cina, per cui in molti sono venuti a chiedermi se potevano stare tranquilli”. Anche il dirigente scolastico del Gramsci-Keynes Stefano Pollini conferma un maggiore zelo dell’istituto da lui guidato nei confronti degli studenti rientrati dalle città vicine al focolaio del virus: “Come scuola sappiamo chi è andato in Cina e invitiamo le famiglie di questi studenti a recarsi in segreteria, appena fatto ritorno a Prato. Per ora abbiamo trovato massima collaborazione dalle stesse famiglie cinesi, che si rendono conto della situazione”.
Il direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asl ha spiegato che non c’è un numero preciso delle persone che sono tornate a Prato dalla Cina (i cinesi che tornano al Paese di origine non hanno bisogno del visto perché hanno quasi tutti il passaporto cinese) e a margine dell’incontro coi presidi ha confermato la notizia per cui la comunità cinese avrebbe proposto di adibire un albergo della città a struttura per una quarantena volontaria dei connazionali rientrati da Wenzhou. Proposta che Berti definisce senza mezzi termini irrealizzabile: “Ci è arrivata all’orecchio questa richiesta, ma scoraggeremo qualsiasi iniziativa di tal genere che organizzi isolamenti ‘fai da te’. Le quarantene si fanno se ce n’è bisogno e nei luoghi deputati”.
Dal canto suo l’amministrazione comunale precisa di “non aver mai ricevuto la richiesta di immobili, case, alberghi o altro da destinare ai cittadini in arrivo dalla Cina. Tale richiesta tra l’altro non avrebbe alcun senso dal momento che le circolari ministeriali italiane non prevedono periodi di isolamento per chi già è rientrato né arrivi dalla Cina nelle prossime settimane”. Il Comune sottolinea inoltre che si interfaccia solo con le istituzioni competenti, quali la Regione, la Prefettura e il Consolato. Intanto il sindaco Matteo Biffoni “plaude alla decisione del ministero di controllare tutti gli arrivi con voli internazionali”.
LS