Ispezioni a 127 reclusi, anche mafiosi. Nascondigli ricavati nelle pareti
Cellulari e droga introdotti all’interno del carcere della Dogaia ad uso e consumo dei detenuti ristretti nei reparti di Alta e Media sicurezza. È lo scenario portato alla luce dall’inchiesta coordinata dalla Procura di Prato, culminata in una vasta operazione scattata stamani al carcere di Prato, a cui hanno preso parte 263 tra poliziotti, finanzieri, carabinieri e appartenenti ai vari reparti della penitenziaria. Schierati inoltre una sessantina di poliziotti in assetto antisommossa, per fronteggiare possibili pericoli di sommosse.
Le indagini hanno fatto emergere forme corruttive per quattro agenti penitenziari e anomali contatti tra altri quattro agenti e addetti alle pulizie. Perquisiti 127 detenuti, di cui 27 sono indagati.
Nonostante le limitazioni per l”‘Alta Sicurezza” dove ci sono criminali di tipo mafioso con ruoli di capo, questi – spiega la Procura – godevano di privilegi fra i quali la libertà di movimento nel reparto. I telefonini e la droga (cocaina e hashish) entravano nel carcere di Prato in tanti modi diversi: attraverso i colloqui in plichi destinati ai detenuti, per posta, tramite personale in servizio nel carcere e gli stessi appartenenti alla polizia penitenziaria, alcuni ritenuti dalla procura a libro paga con compenso di alcune migliaia di euro. Inoltre, è successo che soggetti provenienti da Napoli hanno provveduto a lanciare palloni contenenti smartphone e cellulari, oppure usando fionde per superare il muro di cinta. I pacchetti erano recuperati dai detenuti o dai lavoranti che hanno maggiore libertà di spostamento nel carcere. Poi gli apparecchi venivano nascosti in doppifondi, nelle pentole, negli elettrodomestici, nei sanitari dei bagni, in buchi nei muri, sotto i wc, nello sportello di frigoriferi, in doppifondi nelle cartelline portadocumenti di plastica, nei piedi dei tavoli, addirittura, riferisce la nota degli inquirenti, sulla persona, nella cavità anale.
Stamani è stato interamente perquisito, con sequestri, il reparto di Alta Sicurezza dove ci sono 111 detenuti, parte dei quali ristretti per criminalità organizzata di stampo mafioso o camorristico. Tra questi ci sono 14 indagati, tutti italiani. Perquisiti anche larghi settori del reparto di Media Sicurezza, in particolare, gli spazi comuni e 16 detenuti ristretti, di cui 13 nella veste di indagati. A parte i 27 detenuti indagati, per gli altri 100 reclusi perquisiti c’è l’ipotesi che abbiano beneficiato della disponibilità illegale di telefoni e droga. Inoltre tre appartenenti alla polizia penitenziaria, tra i 29 e i 32 anni, sono indiziati del reato di corruzione. Altre 10 perquisizioni, a nove indagati e un soggetto terzo, sono state fatte nelle province di Prato (due), Napoli (due), Arezzo, Roma, Firenze e Pistoia. Le schede telefoniche erano attivate con intestatari fittizi in negozi di telefonia di Roma e di Napoli. L’indagine è iniziata nel luglio 2024 ed ha portato finora al sequestro di numerosi telefoni cellulari e due sim card.
Nel corso della perquisizione e ispezione svolta oggi, sono stati scoperti e sequestrati altri cinque telefonini illegalmente detenuti. Grazie a apparati elettronici e unità cinofile, la polizia li ha scoperti nel reparto di Alta Sicurezza. Tre erano nella camera 25 in un televisore (uno smartphone, un mini smartphone e un micro L8star) più un router per collegarsi a internet dal box dove i detenuti sono autorizzati a effettuare telefonate. Un altro telefono smartphone è stato lanciato dalla finestra dentro un calzino ed è atterrato in un’intercapedine. Sono state, inoltre, individuate delle intercapedini nelle pareti di alcune celle, all’interno delle quali sono risultati visibili interventi effettuati con la calce per chiudere i relativi fori. Interventi effettuati dai detenuti, così da creare dei nascondigli per cellulari e sostanza stupefacente. Trovata e sequestrata della droga all’interno di una cella e di un frigo, nella diretta disponibilità di più detenuti.
“La struttura carceraria pratese è caratterizzata, per un verso, da un apparente massiccio tasso di illegalità e dalla estrema difficoltà di assicurare la sicurezza passiva dei detenuti e, per altro verso, da un’insufficienza di personale per quanto riguarda il ruolo degli ispettori e dei sovraintendenti (ruoli caratterizzati, rispettivamente, da una carenza di organico del 47% e del 56,52%), dalla estrema difficoltà di avere interlocutori in seno alla struttura stante l’assenza e il continuo ricambio delle figure direttive, da molteplici disagi e malattie mentali di vari detenuti, da plurimi suicidi (nel secondo semestre del 2024 se ne sono registrati due) e dalla scarsità delle possibilità di lavoro, dati che inibiscono la funzione di prevenzione speciale e la rieducazione della pena, e la dignità stessa dei detenuti”. Lo sottolinea il procuratore capo di Prato Luca Tescaroli.