Ad indirizzare gli inquirenti verso casa Jacques Fesch è stata una segnalazione della Caritas, che una volta venuta a conoscenza della presenza di droga nella struttura, ha immediatamente avvisato le forze dell'ordine.
La casa di accoglienza Jacques Fesch della Caritas usata come centro di raccolta, preparazione e smistamento della droga da far entrare nel carcere della Dogaia. E’ quello che emerge dalla Procura, che sta portando avanti l’inchiesta sull’ingresso illegale di cellulari e droga nel carcere ad uso e consumo dei detenuti ristretti nei reparti di Alta e Media sicurezza. Al momento risultano indagati 27 detenuti e tre agenti della penitenziaria.
I nuovi risvolti si sono concentrati sull’individuazione dei canali di approvvigionamento e la “centrale di rifornimento e stoccaggio” come la definisce la Procura, è stata individuata proprio nella casa di accoglienza di via Pistoiese, messa a disposizione dei detenuti in permesso autorizzati ad uscire dal carcere.
Ad indirizzare gli inquirenti verso casa Jacques Fesch è stata una segnalazione della Caritas, che una volta venuta a conoscenza della presenza di droga nella struttura, ha immediatamente avvisato le forze dell’ordine.
La perquisizione nella struttura ha permesso di trovare 22 grammi di hashish e 23 di cocaina suddivisi in dosi, nascosti dietro lo specchio di un bagno e all’interno del forno in cucina. Trovato anche un bilancino di precisione. “La disponibilità di tale base logistica – scrive la Procura – ha consentito ai detenuti in permesso di recuperare lo stupefacente per farlo entrare successivamente in carcere, sfruttando l’assenza dei controlli all’ingresso, alimentando il mercato dello spaccio nel carcere”.
I detenuti in permesso che accedevano alla casa di accoglienza lo facevano violando anche i limiti temporali di uscita dal carcere imposti dal magistrato di sorveglianza.
Secondo la Procura nell’ultimo anno la droga ha fatto ingresso in carcere a più riprese, nascosta anche nelle parti intime dei familiari dei detenuti che si recavano a colloquio nella Dogaia. Un sistema, sottolinea la Procura, che “dimostra l’inidoneità dei controlli esistenti”.
Durante la perquisizione nella casa di accoglienza erano presenti due persone, una delle quali – detenuto in permesso con precedenti per spaccio – è fuggito facendo perdere le sue tracce.