2 Ottobre 2020

Omicidio di via Firenze, resta in carcere l’uomo accusato del delitto: non parla al giudice che convalida il fermo


Continua a non parlare Christian Ottavi, il 43enne fermato dai carabinieri la notte di martedi, 20 minuti dopo l’omicidio di Mirko Congera e il tentato omicidio della compagna Daniela Gioitta (nella foto sopra, le due vittime). Oggi l’indagato, assistito dall’avvocato Gabriele Braschi, si è avvalso della facoltà di non rispondere dinanzi al giudice per le indagini preliminari Pallini, che ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere. Ottavi resta dunque nel carcere della Dogaia, mentre gli inquirenti cercano di ricostruire i tasselli mancanti per fare luce sul delitto di via Firenze, a partire dal movente. La pista privilegiata è quella di un debito che Ottavi avrebbe vantato nei confronti del Congera; una piccola somma di denaro che difficilmente però spiega la ferocia con cui il 43enne si sarebbe scagliato contro il conoscente, ucciso con fendenti tra collo e gola, scagliati con un coltello portato da casa. Ad accertare l’esatta causa della morte e il numero di coltellate sferrate dall’assassino, dovrà essere l’autopsia sul corpo di Mirko Congera. I carabinieri sono al lavoro anche per ricostruire le ultime ore dei due uomini, che si erano visti per una bevuta insieme fra le 20 e le 20,30, prima di congedarsi, appena quattro ore prima del delitto.
Nell’abitazione di Christian Ottavi, distante appena 300 metri dal luogo dell’omicidio, dove il 43enne è stato fermato 20 minuti dopo i fatti, i carabinieri hanno trovato tracce di sangue nel lavandino e per terra. L’uomo, che aveva una ferita ad una mano, avrebbe provato a ripulirsi le scarpe con della candeggina. Il test del Dna sul materiale prelevato dovrà adesso stabilire se il sangue appartenesse alle vittime.