Santa Caterina, sopralluogo del sindaco con Giani: “Ci sono le condizioni per avviare il recupero”

Potrebbe essere ad una svolta il percorso per dare finalmente il via al recupero dell'area.

Il manufatto è stato anche oggetto di un percorso partecipativo, che indicò nello “sviluppo di nuove attività e servizi legati alla promozione economica, sociale e culturale” la riconversione dell’intera area su cui sorge: è anche per queste ragioni che il sindaco Edoardo Prestanti (con i responsabili degli uffici Urbanistica e Lavori pubblici, l’architetto Maurizio Silvetti e l’ingegnere Stefano Venturi) ha accompagnato il presidente della Regione Eugenio Giani – in visita al restauro della chiesa di S. Michele – anche al complesso di S. Caterina, l’immobile da tempo in disuso tra piazza Niccolini e via Modesti, dal 1999 di proprietà del Comune.
«Non è semplice trovare una strada per arrivare a definire una nuova utilità di S. Caterina. C’è soprattutto una questione non banale di finanziamenti», dice Prestanti.
Ora però un iter sembra profilarsi ed ha un titolo: rigenerazione urbana. Di questo Prestanti ha parlato con Giani, nel loro sopralluogo. «Non qualcosa di astratto e di non percorribile, ma un itinerario concreto», aggiunge il sindaco.
Un itinerario fatto di più fasi che, dice il primo cittadino, «questa volta, finalmente, potranno essere avviate con possibilità di successo, anche finanziarie». Il primo passo è l’adozione definitiva (in corso d’opera) del Piano urbanistico comunale (procedimento che dovrebbe concludersi nel primo semestre 2026), con l’indicazione delle aree e delle zone sottoposte a programmi di “rigenerazione urbana”; il secondo passo, da svolgere e chiudere contemporaneamente al percorso amministrativo del Piano urbanistico, è definire le linee guida progettuali per il recupero di S. Caterina; il terzo, l’approvazione del Piano urbanistico e dello schema di ristrutturazione dell’area S. Caterina da presentare in Regione, «che a quel punto – parole di Giani – potrà finanziare l’operazione».
Il complesso S. Caterina fu edificato dai primi anni del Cinquecento, grazie all’attività di suor Brigida Vangelisti, per ospitare poi il conservatorio dei Pericolanti. In seguito ai bombardamenti della vicina chiesa di S. Michele, nel 1944, accolse per qualche anno le “suore Cappellone” (nome popolare delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli), per diventare successivamente centro estivo, rimessa di attrezzi agricoli, frantoio e casa di servizio annessa alla storica villa del marchese Ippolito Niccolini. Nel tempo i suoi locali sono stati anche banca, sede Caritas e dei Rioni.
«Anche il recupero della chiesa di S. Michele – commenta il primo cittadino – all’inizio appariva quasi impossibile, poi il restauro è partito. S. Caterina è sicuramente un’altra operazione, ma la speranza di sistemare quest’area centrale di Carmignano non è più un auspicio».