Scontri al pronto moda, Sardi e La Porta (FdI): “Dal centrosinistra toscano inspiegabile no a impegni contro violenza e illegalità nel distretto cinese”
Analogo atto sarà discusso in Consiglio provinciale: “Confidiamo in esito diverso, basta pratiche di sfruttamento"
Nel corso della seduta del Consiglio regionale della Toscana dedicata al Programma di governo, ieri, la maggioranza di centrosinistra ha bocciato due ordini del giorno di Fratelli d’Italia incentrati sul distretto parallelo di Prato. Atti di indirizzo che prevedevano, tra l’altro, la messa a terra di interventi per contrastare la presenza della mafia cinese e lo sfruttamento dei lavoratori a nero nel distretto tessile di Prato, la condanna per i fatti occorsi il 17 novembre e l’invito alle istituzioni cinesi a Prato e in Toscana a collaborare affinché non si ripetano episodi di criminalità, la promozione di un tavolo inter-istituzionale permanente dedicato alle condizioni di lavoro e al rispetto della legalità nel distretto.
«Per il centrosinistra in Consiglio regionale la situazione del distretto parallelo di Prato non è meritevole di particolare attenzione. Impegni ragionevoli e di buon senso, ma evidentemente non per il Pd e sodali. Confidiamo che in Consiglio provinciale ci sia da parte del centrosinistra una sensibilità diversa nei confronti di un fenomeno preoccupante. Un voto contrario anche in quella sede sarebbe la prova provata di una mancata assunzione di responsabilità da parte del Pd e della evidente volontà di continuare a voltarsi dall’altra parte, come fatto negli ultimi anni», commenta la capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale Chiara La Porta, facendo riferimento all’ordine del giorno presentato dal capogruppo in Consiglio provinciale Giovanni Sardi, all’ordine del giorno della prossima seduta.
Nel testo depositato da Sardi (nella foto sopra), l’irruzione del gruppo riconducibile alla comunità cinese nel presidio, le aggressioni ai lavoratori e il ferimento degli agenti della Polizia di Stato vengono inseriti in un quadro già richiamato dalla Procura di Prato – con il Procuratore capo Luca Tescaroli – come una situazione di “centralità criminale”, con fenomeni riconducibili a segmenti della comunità cinese che operano su base transnazionale e in contesti ad alto rischio di sfruttamento della manodopera.
A questo si aggiunge, secondo Sardi, «una mentalità che in alcuni casi sembra richiamare modelli di sfruttamento diffusi in alcune aree della Cina, come quelli documentati nello Xinjiang, dove minoranze etniche vengono private dei diritti fondamentali e ridotte a mera forza lavoro. Un approccio inaccettabile, che non può trovare spazio nello Stato italiano».
Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda la circolazione di messaggi su WeChat, piattaforma ampiamente utilizzata dalla comunità cinese locale, che sembrerebbero incoraggiare reazioni autonome e non coordinate con le istituzioni italiane, alimentando tensioni e dinamiche potenzialmente pericolose.
«Quello che è successo il 17 novembre non è un fatto isolato davanti a un capannone, ma l’ennesimo segnale di un sistema che usa la violenza per controllare pezzi dell’economia e tenere sotto pressione lavoratori già fragili» prosegue il capogruppo di FdI in Consiglio provinciale.
«Come Fratelli d’Italia esprimiamo la nostra più ferma e convinta solidarietà alle Forze dell’ordine ferite e a tutti i lavoratori coinvolti. Prato non può diventare una zona franca, dove qualcuno pensa di essere al di sopra delle leggi italiane.»
Il documento richiama anche le difficoltà di collaborazione con le autorità della Repubblica Popolare Cinese, il noto “muro di gomma” che rallenta indagini, rogatorie e accertamento delle responsabilità.
Per questo Sardi invita le rappresentanze ufficiali della comunità cinese di Prato e della Toscana a condannare pubblicamente le violenze del 17 novembre e a collaborare pienamente con Prefettura, Questura e Procura.