Si chiamava Alessandra Lucrezia Romola, ma è più comunemente ricordata come Caterina de’ Ricci, compatrona della di città di Prato insieme a Santo Stefano.
Domani, martedì 4 febbraio, ricorre la sua festa e nella basilica di San Vincenzo Ferreri si tengono le celebrazioni in memoria. La prima messa delle 8 è celebrata dal canonico Luciano Pelagatti, alle 10,30 dal parroco di Gesù Divino Lavoratore, padre Giovanni Giannalia; sono presenti le suore del Duomo. Alle 17 presiede la celebrazione padre Vincenzo Caprara, priore convento domenicano di Fiesole. Alle 7 si recitano le lodi; alle 16,30 i vespri. La liturgia è animata delle monache che vivono nel monastero dedicato alla Santa.
Vissuta a metà del ’500, Caterina entrò in convento molto giovane, appena dodicenne, nonostante l’opposizione del padre. Più tardi divenne anche priora. Il fulcro della sua spiritualità è stata la meditazione della Passione di Cristo. Durante la vita conobbe varie fasi di estasi mistiche e arrivò addirittura a ricevere le stimmate. Morì nel 1590 dopo una lunga malattia.
È stata beatificata nel 1732 e poi fatta Santa da papa Benedetto XIV, il 29 giugno 1746. Anche se il giorno della morte è il 2 febbraio, santa Caterina viene festeggiata il 4, poiché il 2 è la ricorrenza della presentazione al tempio di Gesù, la cosiddetta «Candelora». Le sue spoglie si trovano ancora oggi in una teca nella basilica che porta il suo nome.
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