29 Gennaio 2017

“Troppe sale slot, è facile cadere”: la testimonianza di due ex giocatori d’azzardo VIDEO


Sarebbero tra le 900 e le 3.000 le persone affette da ludopatia a Prato. Secondo i dati del Serd, il Servizio per le Dipendenze dell’Asl, la richiesta d’aiuto per problemi legati al gioco d’azzardo patologico ha registrato una crescita costante dal 2007, anno in cui lo sportello è entrato in funzione, fino al 2016: si è infatti passati dalle 4 domande di trattamento del 2007 alle 174 del 2016.

Abbiamo parlato con due ex giocatori d’azzardo (che hanno voluto rimanere nell’anonimato), attualmente in cura presso il Centro di Solidarietà di Prato, che prevede sostegno psicologico ai soggetti e alle loro famiglie. Nel raccontare l’inizio della loro “patologia” – così entrambi la chiamano, dopo averci spiegato che per anni non hanno accettato di definirsi “malati” -, uno di loro piange, l’altro abbassa la voce. Come se fosse difficile raccontare persino a se stessi come tutto è iniziato. Di maggior dolore sono intrise le parole riferite ai familiari, quelli che, in entrambi i casi, hanno preso la decisione, ad un certo punto, di cercare informazioni sui percorsi di sostegno da intraprendere insieme ai giocatori. Giocatori che, rimanendo indietro con le rate del mutuo, chiedendo anticipi sugli stipendi a lavoro e prestiti in banca, hanno trascinato sull’orlo del precipizio se stessi e le famiglie. “Mi raccomando, se vedete che state raccontando bugie sul lavoro, bugie alla moglie, se vedete che state chiedendo soldi a tutti per giocare, andate a farvi aiutare”, è l’appello accorato di uno di loro.

Ascolta le due testimonianze

Lucrezia Sandri

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Stefano
Stefano
7 anni fa

Il giocatore patologico, finanziariamente allo stato “terminale”, è
inconsapevole del fatto che lui cercava proprio questo: PERDERE. Infatti,
anche quando sporadicamente ha realizzato vincite importanti, non lo
hanno mai appagato quanto le rovinose giornate dove ha perso tutto quanto
aveva in tasca e non solo. L’inconscio del giocatore accanito è appagato
soltanto dall’autodistruzione, pertanto, sin quando questa aberrazione
non emergerà alla consapevolezza, non sarà possibile redimerla, per la
disgrazia dell’interessato e dei suoi familiari.