“Le risorse umane e finanziarie disponibili sono esigue e occorre realizzare azioni sinergiche e raccordate da parte degli enti e delle forze dell’ordine e altri soggetti aventi funzione di controllo”. Sono parole della nuova direttrice dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro Ernestina Perrini, che lamenta il mancato coinvolgimento nella campagna di prevenzione ed informazione attivata a maggio dalla Regione Toscana. Non è la prima volta – fa notare la direttrice – che l’Itl non sia stato invitato ad incontri nell’ambito del Progetto Lavoro Sicuro.
Dallo scorso primo gennaio la Direzione territoriale del lavoro di Prato ha cambiato nome e si è accorpata con Pistoia (l’unico altro accorpamento in Toscana, è stato quello tra Pisa e Livorno). L’organico è adesso composto da 65 persone (32 a Prato e 33 a Pistoia), di cui 23 ispettori (13 pratesi e 12 pistoiese), a cui si aggiungono 6 militari del Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro. Gli ispettori “pistoiesi” possono essere anche impiegati su Prato e viceversa: così, ad esempio, due tecnici specializzati nei controlli in edilizia, precedentemente in forza a Pistoia, possono essere adesso utilizzati per gli accessi nei cantieri pratesi.
“Abbiamo inoltre la possibilità di ottenere periodicamente 4 carabinieri del nucleo ispettivo da Roma” – afferma la direttrice, che tuttavia rimarca la peculiarità e la competenza dei controlli: “Questa direzione rivendica l’esercizio dei propri delicati compiti di accertamento e contestazione delle violazioni rilevanti la tutela dei lavoratori e del mercato del lavoro, nonché di vigilanza previdenziale e assicurativa, e per quanto di competenza, in materia di salute e sicuerezza sui luoghi di lavoro”.
“Il controllo degli ispettori Asl – aggiunge la direttrice Ernestina Perrini – è principalmente prevenzionistico, mentre il nostro è un controllo a tutto tondo. Quando un ispettore entra in un’azienda deve fare una fotografia della situazione che trova: identificare i lavoratori, descrivere l’attività che stanno facendo, e se si trovano situazioni irregolari compilare il verbale di primo accesso e contestualmente interrogare le persone presenti, far fare agli stranieri la dichiarazione di elezione di domicilio. Si tratta di accertamenti complessi, che richiedono una particolare attenzione sul piano repressivo”.