20 Febbraio 2018

Processo Rsa Narnali, la direttrice sentita come testimone: “Avevo già segnalato ai dirigenti Asl casi di maltrattamento”


“Tutte le volte che ho ricevuto lamentele su fatti concreti e di una certa rilevanza sul comportamento di infermieri e operatori socio-sanitari, ho sempre riferito ai miei superiori, i dirigenti della Asl”. Così ha riferito oggi in aula come testimone nel processo sui maltrattamenti agli ospiti della Rsa di Narnali Simonetta Galassi, dipendente della Asl e responsabile della struttura nel periodo dall’aprile 2007 al 1 luglio 2015. Dopo il deflagare dell’inchiesta e le misure cautelari a carico degli indagati, scattati a luglio 2015, Galassi fu sospesa dalla Asl, perchè ritenuta di non aver svolto adeguatamente il suo ruolo. “A seguito di questi fatti, e non solo, mi sono licenziata e non sono più una dipendente della Asl” ha spiegato Galassi in aula, la quale ha risposto alle domande del pubblico ministero Egidio Celano, ricostruendo alcuni episodi di cui era venuta al corrente.
A far scattare le indagini della squadra mobile erano stati due giovani tirocinanti, che coraggiosamente segnalarono le vessazioni a cui erano sottoposti gli anziani non autosufficienti da parte di chi avrebbe dovuto prendersi cura di loro.
Dalla testimonianza di Simonetta Galassi emerge che la dirigenza Asl era stata messa al corrente di alcuni episodi: “A settembre 2014 un operatore del turno di notte mi disse che la collega Daniela Lascialfari (la principale imputata nel processo, che ha già patteggiato 3 anni, ndr) aveva preso a male parole un ospite e gli aveva dato uno schiaffo. Segnalai la cosa ai miei superiori e scattò la sospensione di 4 giorni”. Il provvedimento disciplinare fu preso dalla cooperativa per cui lavorava l’operatrice socio-sanitaria, alla quale la Asl aveva segnalato il fatto.
Il secondo episodio è datato giugno 2015 quando una paziente riferisce alla direttrice della Rsa Simonetta Galassi che Lidia Del Medico, mentre si attendeva all’igiene intima dell’anziana, le si era rivolta con espressioni grevi e pesanti allusioni a sfondo sessuale. Al dileggio avrebbe partecipato una seconda operatrice. “Quest’anziana, che era arrivata da pochi giorni, era molto imbarazzata e costernata. Anche in questo caso – ha detto in aula Galassi – mandai una mail alla mia responsabile per segnalare l’episodio”.
Altre due segnalazioni di presunti maltrattamenti da parte di Daniela Lascialfari agli ospiti furono raccolti e verbalizzati dalla responsabile della Rsa a maggio 2015, quando un anziano raccontò di essere stato lasciato da solo in bagno nudo, mentre i familiari di una seconda ospite della struttura riferirono di offese e strattonamenti.
La testimone ha riferito di altri due episodi in cui un’altra operatrice socio-sanitaria, nel 2014, avrebbe trascurato l’igiene di una paziente e riferito notizie delicate sui trascorsi giudiziari di un anziano ospite della Rsa di Narnali.
Simonetta Galassi, il cui ufficio era collocato in un’area decentrata rispetto al resto della struttura, ha spiegato inoltre il funzionamento della Rsa di Narnali, una struttura con 46 ospiti a diretta gestione della Asl, nella quale lavoravano dipendenti della Asl (gli otto infermieri), mentre per gli operatori sociosanitari (dai 27 ai 30) si ricorreva al personale del Consorzio Astir vincitore di un bando di gara nel quale erano indicato il monte ore e i turni del servizio. La testimonianza di Galassi potrà essere utile per sciogliere il nodo sul doppio ruolo che la Asl ha all’interno del processo: parte civile, ovvero soggetto danneggiato dalle condotte degli imputati, e responsabile civile, ovvero soggetto che potrebbe essere chiamato in causa per i risarcimenti alle vittime. Da una parte, come detto, la gestione della struttura era direttamente in capo alla Asl; dall’altra, la maggior parte delle vessazioni sono state poste in essere da operatori socio-sanitari che erano dipendenti delle 4 cooperative raggruppate nel consorzio Astir.

Il processo in corso vede imputati per singoli episodi l’infermiera Maria Cristina Latessa (difesa dall’avvocato Denaro), l’operatrice sociosanitaria Lidia Del Medico (difesa dagli avvocati Elena Di Salvio e Francesca Meucci), Liviana Pastorelli (difesa dall’avvocato Maurizio Milani) e Khadija Halim (difesa dall’avvocato Francesca Meucci). Gli avvocati difensori hanno chiesto che siano sottoposti a perizia i contenuti delle conversazioni registrate attraverso le telecamere piazzate dalla polizia nelle sei stanze della Rsa. Una richiesta motivata anche da una nota del dirigente della mobile Nannucci, datata 21 aprile 2015, in cui segnalava gravi problemi tecnici che inficiavano la qualità delle registrazioni, avviate il 9 aprile 2015.
All’istanza si è opposto il pm Celano che ha proposto al giudice di proiettare i video, affinchè si valuti direttamente l’attendibilità della prova, e che sulla questione delle difficoltà tecniche sia sentito come testimone lo stesso Nannucci.

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