20 Marzo 2018

Ex BpVi, spiragli per i risparmatori traditi: in un processo civile a Vicenza Intesa San Paolo potrebbe essere chiamata a risarcire


Si aprono spiragli per gli ex azionisti di BpVi: nei giorni scorsi il Tribunale di Vicenza, lo stesso che in ambito penale aveva respinto la richiesta di chiamata tra i responsabili civili di Intesa Sanpaolo, in una causa civile intentata da un risparmiatore di Veneto Banca, ha invece autorizzato la chiamata in giudizio di Intesa San Paolo, che potrebbe dunque rispondere di eventuali risarcimenti legati all’acquisto fraudolento delle azioni, il cui valore è stato poi azzerato, delle Popolari Venete.
Secondo questa interpretazione giurisprudenziale, conforme alla linea “romana” del processo penale, Intesa Sanpaolo è chiamata a rispondere perchè nel decreto legge 99-2017 con cui il governo Gentiloni ha tracciato la cornice legislativa per il salvataggio delle Popolari Vente, nella lunga lista di deroghe agli obblighi risarcitori della Banca subentrante, non è stata inserita la deroga all’art. 2560, comma 2 del codice civile. Questa norma generale del codice civile prevede la responsabilità solidale di Intesa e continuerebbe dunque a regolare i rapporti tra la stessa Intesa e i soggetti terzi, ovvero i risparmiatori ex BpVi.
La questione è comunque controversa e potrebbe essere prospettata dinanzi alla Corte Costituzionale. Nel frattempo, però, l’avvocato Francesco Querci, che assieme alla collega Francesca Meucci assiste in città una settantina di ex azionisti di Banca Popolare di Vicenza, è pronto a far valere le ragioni dei risparmiatori pratesi avviando una o più azioni pilota, presso il Tribunale di Prato o di Vicenza. Alcune mediazioni sono state già avviate dallo studio legale, ma Intesa Sanpaolo non si è presentata ritenendosi esente dalla questione. Gli avvocati Querci e Meucci potrebbero dunque avviare l’azione civile per chiamare in causa la banca che ha acquisito ad 1 euro la parte sana delle Popolari Venete, grazie anche ai 5 miliardi di euro messi a disposizione dallo Stato, che complessivamente si è impegnato a coprire con 17 miliardi i rischi dell’operazione.

Grossi problemi per i ragazzi che devono prendere la patente. Le sessioni di esame a Prato si sono ridotte del 70% nel mese di marzo. Il motivo ha a che fare con la carenza di organico della Motorizzazione civile di Firenze. Le autoscuole sono in difficoltà, ma dal Ministero è arrivato un secco no alla riapertura degli uffici di Prato, chiusi nel 2012.

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