4 Ottobre 2018

Datini antesignano: le sue ricchezze reinvestite in azienda. Gli insegnamenti del mercante pratese nel libro di Irene Sanesi


«L’obiettivo principe di Datini era l’impresa, il suo sviluppo, la sua espansione, mettendo in secondo piano la ricchezza. Che poi, al termine della sua vita lasciò ai poveri». Angela Orlandi, storica dell’economia dell’Università di Firenze, sintetizza così l’agire del celebre mercante pratese, «un esempio per gli imprenditori di oggi». E questo è il cuore del libro di Irene Sanesi presentato ieri pomeriggio nel salone consiliare di Palazzo comunale. «Buona ventura. Lezioni italiane di storia economica per imprenditori del futuro» è il titolo del volume pubblicato per la prestigiosa casa editrice il Mulino per la collana Percorsi. Sanesi, economista della cultura, è presidente della Fondazione del Centro Pecci di Prato, dell’Opera di Santa Croce a Firenze e economo della Diocesi di Prato; in passato è stata vicepresidente della Fondazione Istituto Francesco Datini e, in questa veste, ha studiato a lungo la figura e l’attività del grande mercante pratese «che ha sognato, progettato e creato cose nuove in una tensione morale e umana che lo stava affrancando dal modello medievale per consegnarlo definitivamente al Rinascimento», si legge nella quarta di copertina.

La presentazione, alla quale erano presenti molte persone, è stata introdotta dai saluti del sindaco Biffoni, del vescovo Agostinelli, del presidente della Camera di Commercio Luca Giusti, del presidente della Fondazione Datini Giammarco Piacenti e del presidente regionale di Confindustria Alessio Ranaldo. Tutti hanno sottolineato l’importanza del libro e l’invito a non avere «la presunzione di pensare al futuro senza avere la consapevolezza delle radici», come ha evidenziato Biffoni. Prestigioso il parterre di relatori intervenuti: Marco Cammelli, docente di diritto amministrativo, l’ex ministro Valdo Spini, presidente degli istituti italiani di cultura, Luca Paolazzi, già direttore degli studi nazionale di Confindustria e la storica dell’economia Angela Orlandi. Ha moderato gli interventi il direttore di Toscana 24 de Il Sole 24 Ore Cesare Peruzzi.

Ed eccoli gli insegnamenti di Datini utili ancora oggi: l’importanza di investire gli utili nella propria azienda senza guardare in prima battuta alla ricchezza personale, considerare un valore imprescindibile la reputazione e l’affidabilità dell’azienda e delle persone che la compongono, avere attenzione e saper valorizzare i propri collaboratori. «Sono le fondamenta per una buona gestione di impresa», hanno osservato i relatori. Si è parlato molto di Europa e dell’importanza di saper guardare ai mercati internazionali, una delle caratteristiche di Datini, uomo europeo a tutto tondo. «Su questo punto l’Italia e gli altri Paesi europei devono lavorare di più – ha detto Cammelli – tenendo presente che l’Europa è solo una piccola articolazione di un pianeta che va a velocità supersonica e che se continuiamo di questo passo tra venti anni al G7 probabilmente non ci sarà nessun Paese europeo. Invece la cultura del mondo ha ancora le sue radici in Europa».

Uno degli obiettivi del lavoro di Irene Sanesi è quello di «riportare al centro della impresa una visione umanistica, come ha fatto Olivetti e sta facendo Cucinelli». L’altro grande tema è il binomio tra cultura e impresa: «che stanno insieme se c’è sussidiarietà, la grande novità – ha affermato Sanesi – può essere quella di adottare le istituzioni culturali e di inserirle all’interno della mission di una azienda. Questo consentirebbe di mantenere viva l’identità di queste istituzioni, in modo da inserirle nel proprio tessuto produttivo. Abbiamo bisogno che l’impresa torni a investire in cultura partendo dal capitale sociale della cultura».

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