17 Ottobre 2018

Mettono in scena un finto omicidio per estorcere 60 mila euro a un carrozziere pratese: due condanne


Avevano messo in scena un omicidio, con tanto di sparatoria in un’ex cava, per ricattare un carrozziere pratese e ottenere da lui 60.000 euro. Per questa estorsione e per una tentata estorsione ai danni di un promotore finanziario, sono stati condannati a 6 anni e 6 mesi Mario Rocco, difeso dall’avvocato Eugenio Zaffina, e a 6 anni e 3 mesi Michele Schina, difeso dall’avvocato Luca  Cianferoni.  Il giudice del Tribunale di Firenze ha anche disposto una provvisionale di 20.000 euro ai familiari del carrozziere, nel frattempo prematuramente scomparso a causa di un incidente.
Assolto un terzo imputato, Carlo Lupo, mentre altri componenti della banda erano stati già giudicati con riti alternativi. Il giudice ha escluso l’associazione a delinquere di stampo mafioso che era stata contestata dall’inchiesta della direzione distrettuale antimafia.
Il falso omicidio avvenne nel 2010 e fu preceduto da una richiesta estorsiva messa in scena dalla stessa banda. Un cittadino albanese fu mandato a chiedere il pizzo al carrozziere pratese: 50 mila euro per evitare ritorsioni da parte di un clan mafioso. In realtà i mandanti erano i componenti della banda, alcuni dei quali conoscevano il carrozziere. Quest’ultimo per ottenere protezione si rivolse proprio a loro, anziché alle forze dell’ordine, ottenendo la rassicurazione che la situazione sarebbe stata risolta. Dopo un po’, la banda portò il carrozziere in una cava in provincia di Firenze, dove gli hanno fatto trovare il falso estorsore imbavagliato e legato. Poi hanno finto di sparargli, con l’uomo riverso a terra in una pozza di sangue finto. Successivamente, sono iniziate le pressioni psicologiche sul carrozziere, costretto a dare 60 mila euro alla banda per non rischiare di finire in carcere, accusato di complicità di quello che ai suoi occhi era parso un omicidio.
I due imputati sono stati condannati anche per la tentata estorsione ad un promotore finanziario che aveva raggirato due professionisti di uno studio legale di Firenze, i quali gli avevano affidato risparmi per 700.000 euro e si erano rivolti alla banda per recuperare i soldi andati in fumo. Gli imputati non riuscirono nel loro intento perchè il promotore finanziario decise di presentare denuncia; alcuni componenti della banda, a quel punto (fra questi anche Mario Rocco, ma non Michele Schina) se la presero con uno dei professionisti riuscendo a farsi consegnare 50.000 euro a fronte di minacce di morte e aggressioni fisiche.

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