31 Marzo 2020

Effetto Coronavirus, Milano Unica posticipata a settembre. Intanto anche il Consorzio Pratotrade sollecita la riapertura delle aziende dopo il 3 aprile


Il tessile si arrende alla pandemia da Coronavirus. Slitta infatti da luglio a settembre prossimo, Milano Unica: il salone internazionale si terrà il 7, 8 e 9 settembre, sempre a Fiera Milano Rho. La complessità della situazione nazionale, l’evolversi del problema a livello internazionale e le oggettive difficoltà delle aziende a predisporre le collezioni sono alla base della decisione del comitato di presidenza della kermesse.

Una notizia che conferma le difficoltà del mondo del tessile e che riflette il tentativo di dare respiro al comparto, duramente colpito dall’emergenza Coronavirus e dalle chiusure imposte a livello nazionale. Intanto anche il consorzio Pratotrade si schiera per la riapertura urgente delle aziende, subito dopo il 3 aprile. La chiusura decretata il 22 marzo, si legge in una nota, è apparsa come un provvedimento che non ha tenuto conto del forte impegno che le imprese avevano già profuso per mettere in sicurezza i lavoratori. Sono state inoltre probabilmente sottovalutate le conseguenze economiche, anche e soprattutto per il dopo-epidemia, di una interruzione delle relazioni con i mercati, rischiando una compromissione grave delle possibilità di ripresa.

A Prato è fermo un intero sistema produttivo fondamentale per l’industria dell’abbigliamento nazionale ed internazionale, anch’essa coinvolta nella chiusura. La notizia, giunta oggi, del posticipo di Milano Unica da luglio a settembre ha costituito un ulteriore segnale di quanto sia importante non perdere nessuna opportunità di rapida ripresa del lavoro.

“Abbiamo preso molto sul serio l’indicazione del 3 aprile come ultimo giorno di chiusura – afferma Maurizio Sarti, presidente del consorzio Pratotrade -. Nonostante ci fossimo attrezzati e riorganizzati per creare condizioni di lavoro in linea con le direttive, abbiamo accolto e rispettato l’obbligo di chiusura per due settimane. Il settore moda è stagionale: nel periodo marzo-maggio viene impostata gran parte del lavoro che genera il fatturato per il 2020. La chiusura di due settimane può essere assorbita, anche se venivamo già da settimane difficili proprio per il Covid-19. Ora però bisogna riaprire: ne va della sopravvivenza delle aziende e, per molti addetti, dell’occupazione nei prossimi 12/18 mesi. Abbiamo il dovere, tutelando la salute, di tutelare anche il reddito dei nostri collaboratori e di costruire delle opportunità anche per i nostri figli. Vogliamo costruire un mondo dove i nostri figli possano avere delle opportunità proprie e non vivere di sostentamenti da parte di uno stato che, nel lungo periodo, non potrà mantenerli. Nella nostra area sono chiuse quasi il 90% delle attività pur avendo, fortunatamente, una situazione sanitaria ancora sostenibile. Altre aree italiane, molto più duramente colpite da Covid-19, hanno una percentuale di aziende aperte molto più alta. La stessa Milano Unica, fiera di riferimento del settore, ha deciso di posticipare da luglio a settembre proprio per dare la possibilità a noi espositori di cogliere il maggior numero possibile di opportunità e contatti, cosa che sarebbe risultata probabilmente difficile a luglio.”

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