25 Gennaio 2011

Un’impresa su quattro gestista da stranieri. In aumento quelle cinesi.


La crisi si fa sentire anche per le imprese cinesi. Nei primi 6 mesi del 2010 l’incremento di imprese gestite da orientali si è attestato al 4%, una crescita contenuta che riflette quanto le difficoltà dei mercati stiano affligendo le aziende con gli occhi a mandorla. E’ questo il dato principale emerso dallo screening sull’imprenditoria straniera in provincia di Prato (gennaio 2011) elaborato dall’ufficio studi della Camera di Commercio. I dati vengono raccolti dall’inizio del 2009 fino a tutto il primo semestre del 2010. Le statistiche sono state curate e presentate dai professori Dario Caserta ed Anna Marsden, con la partecipazione del presidente Carlo Longo. Per le imprese cinesi molto alto anche il tasso di turn over (rapporto tra iscrizioni e cessazioni): nel 2009-2010 turn over al 50%, con il 32% di iscrizioni al registro della Camera di commercio pratese e il 17,9% di cessazioni. Ad ogni modo la crescita del numero totale di imprese operanti a Prato, si deve all’incremento, seppur ritenuto, delle imprese cinesi (al 4% del primo semestre 2010 va sommato il 14% di aumento riscontrato nel 2009). Il numero generale di imprese pratesi è infatti cresciuto del 1,1% nel 2009-2010, a fronte del calo nelle iscrizioni delle aziende italiane (-1,5%).  Le imprese straniere sul territorio costituiscono ormai una realtà imponente:  7019 hanno sede a Prato, una azienda su quattro è condotta da non italiani e 4460 di queste sono cinesi. Il maggiore incremento del 2009-2010 lo hanno registrato le imprese nigeriane (31,8%) attive nel settore del commercio, buono pure l’exploit delle intraprese marocchine (15,9%, operanti nell’edilizia). Caduta verticale invece per le imprese albanesi (2%) e pakistane (4 %). “E’ oggettivo il divario tra italiani e stranieri, nel trend di crescita delle imprese. Gli italiani hanno meno propensione al rischio, come istituzioni dovremo lavorare di più per diffondere tra i nostri operatori una rinnovata cultura del rischio e dell’investimento” questo il commento di Carlo Longo, presidente della Camera di Commercio. Le statistiche forniscono ulteriori indicazioni: tra le imprese cinesi sono sempre più numerose le ditte individuali, ma i dati parlano di un recupero delle società a capitale (14,9% in più rispetto allo scorso anno): “Le cifre traducono in numeri la propensione ad investire di molti industriali cinesi, non si vogliono limitare a scommettere sulle confezioni, ma stanno passando al tessile-maglieria” dice la ricercatrice Anna Marsden. Segno positivo infatti (1,1% in più) per le imprese tessili a conduzione cinese. “I settori del finissaggio, della tintoria, sono oggetto dell’interesse dell’imprenditoria cinese. L’impegno in questi ambiti richiede maggiori investimenti rispetto alle confezioni. Ecco perchè stanno diventando più numerose, tra gli orientali, le società a capitale” chiude Dario Caserta.

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