2 Dicembre 2013

Tragedia al Macrolotto, rogo causato da una cucina abusiva. La Procura indaga su quattro ipotesi di reato. Difficoltà nell’identificare i cadaveri


Una cucina abusiva, sotto il soppalco dove si trovavano i dormitori. Da lì si sono sprigionate le fiamme nel capannone di via Toscana, dove hanno perso la vita sette operai cinesi. Una cucina di fortuna, che non doveva esserci assolutamente all’interno dell’immobile, così come abusivi erano i loculi. E’ quanto ricostruito dai vigili del fuoco a seguito della tragedia di via Toscana e reso noto alla stampa questa mattina durante una conferenza stampa della Procura di Prato. Le fiamme sono partite dalla cucina abusiva, poi hanno raggiunto velocemente i loculi e infine sono arrivate fino all’ingresso della struttura.
La Procura oltre a ricostruire la dinamica della tragedia ha reso note anche le quattro ipotesi di reato su cui sta lavorando. Il procuratore Piero Tony e il sostituto Lorenzo Gestri, titolare dell’inchiesta, apriranno un fascicolo d’indagine per i reati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo, omissione dolosa di misure di sicurezza e sfruttamento dell’immigrazione clandestina. Quest’ultima deriva dal fatto che almeno due degli operai coinvolti nel rogo erano clandestini sul territorio italiano. Nello specifico si tratta di una delle vittime dell’incendio e di un operaio ancora ricoverato in rianimazione al Nuovo Ospedale. Sull’identificazione dei cadaveri restano invece grandi difficoltà. Per ora gli inquirenti sono riusciti a dare il nome solo a due persone e una terza (una donna) starebbe per essere identificata. E proprio il capo della squadra Mobile, Francesco Nannucci non ha nascosto il disappunto per la difficoltà di riuscire a collaborare con la comunità cinese. Sia per la mancanza di dialogo da parte dei testimoni che per l’assenza di collaborazione del consolato.
Difficoltà sono riscontrate anche nel risalire ai titolari dell’azienda Teresa Moda. La ditta è intestata ad una donna che però non si trova e quindi si fa forte l’ipotesi che possa essere un prestanome. La Procura però al più presto vuole inserire i primi nomi sul registro degli indagati. Fra questi potrebbe non esserci il proprietario italiano dell’immobile. Un suo coinvolgimento appare infatti al momento prematuro.

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