5 Febbraio 2014

Mazzette da 9mila euro per false certificazioni di lavoro: così centinaia di cinesi hanno ottenuto il permesso di soggiorno


Sono centinaia i cittadini cinesi che si sono ricongiunti in Italia, in modo illegale, ai loro parenti. La squadra mobile di Ragusa ha infatti scoperto un’associazione a delinquere specializzata nella gestione di permessi di soggiorno. A capo della banda, un cinese di 57 anni ufficialmente imprenditore tessile. Nella banda anche 4 ragusani che a vario titolo collaboravano alla creazione dei documenti necessari per l’arrivo in Italia di cittadini cinesi: falsi contratti d’affitto, d’assunzione e buste paga. Un impiegato dell’ufficio d’igiene della città siciliana ometteva di effettuare i controlli sulle abitazioni dei futuri immigrati, per verificarne la congruità rispetto ai parametri minimi imposti dalla legge. Alla fine, tutta la documentazione veniva portata in questura e i cittadini cinesi, alcuni già in Italia clandestinamente, altri ancora in Cina, ottenevano l’agognato permesso di soggiorno.
I costi? L’affare fruttava alla banda tra i 7 e 9 mila euro per ogni permesso di soggiorno andato a buon fine. Il meccanismo era talmente collaudato che si rivolgevano al “gancio” cinese, connazionali presenti un po’ su tutto il territorio nazionale. Richieste arrivavano da Prato, Milano, Torino, Roma, Ancona, Reggio Calabria.
Il sistema si è bloccato quando la Polizia di Stato ha cominciato a contare il numero spropositato di richieste di regolarizzazione di cittadini cinesi incrociando i dati con le denunce che nel frattempo alcuni imprenditori presentavano in questura; l’Inps infatti richiedeva a questi ignari datori di lavoro i contribuiti per dipendenti “fantasma” assunti, di fatto, a loro insaputa. La squadra mobile di Ragusa ha quindi ricostruito tutto il “sistema” creato dai criminali chiudendo il cerchio, stamattina, con gli arresti.

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Roberto
Roberto
10 anni fa

Dai forza che ce la facciamo,si deve sempre sperare Che un giorno o l’altro la legge…(dubbio)trionfi…vediamo