12 Giugno 2014

Cresce l’impresa sociale a Prato: 4 mila occupati e 22.500 volontari coinvolti


A Prato sono 4 mila i lavoratori occupati in aziende di impresa sociale che si aggiungono ai 22.500 volontari impegnati nel settore. Nel 2013 l’occupazione è aumentato del 26% rispetto al 2010. E’ quanto emerge dall’indagine basata sui dati estrapolati dall’ultimo censimento Istat e condotta sulla Social Economy pratese dalla società di ricerca ReteSviluppo. I dati sono stati presentati oggi in occasione del convegno dal titolo Prato Social Economy che ha visto coinvolti i partner reteSviluppo S.c. (capofila), Baglioni & Poponcini, Consorzio Pegaso, Confcooperative e Legacoop per approfondire maggiormente le caratteristiche dell’imprenditoria sociale in provincia di Prato.
Nello specifico oltre la metà del campione d’indagine rientra nella classe di addetti 1-5 (cioè personale assunto con contratto a tempo determinato o indeterminato), percentuale che sale fino al 70% se si considerano le realtà fino a 10 addetti. Buona inoltre la presenza registrata di realtà più grandi, con un numero di addetti superiore a 26: si tratta prevalentemente di cooperative sociali di tipo A, Fondazioni e imprese for profit impegnate nei settori del socio-sanitario, cultura e formazione, gestione di impianti sportivi. A fronte della difficile congiuntura in corso, questi soggetti si sono invece caratterizzati con numeri in crescita per ciò che riguarda l’occupazione, con addirittura un +26% nel confronto inter periodale 2010-2013. Tra i soggetti rispondenti all’indagine oltre 1/3 registra un giro d’affari inferiore ai 100 mila euro, mentre circa il 27% si pone in una classe di fatturato compresa tra i 100 mila ed i 500 mila euro. Parallelamente a quanto osservato per il numero di dipendenti, non mancano realtà importanti dal punto di vista del fatturato: quasi 1/4 del campione registra un giro d’affari annuale superiore al milione di euro. I dati fanno emergere quindi una forte dicotomia tra due modelli di impresa sociale, con – da un lato – soggetti poco strutturati dal punto di vista occupazionale e con un limitato volume d’affari e – dall’altro – imprese ‘forti’ dal punto di vista delle risorse umane impegnate, con un fatturato importante frutto di un impegno in più settori d’attività, in prevalenza legati verosimilmente all’attività di enti pubblici.
Negli ultimi anni le imprese sociali hanno allargato il proprio orizzonte operativo in molti campi, tuttavia la presenza più marcata continua a registrarsi in quegli ambiti che da sempre rappresentano il nocciolo duro della cooperazione e dell’associazionismo: istruzione, sanità ed assistenza sociale, cultura e sport.

 

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