10 Giugno 2014

Economia sociale, i numeri di un settore in crescita a Prato: se ne parla giovedì in un convegno


Il prossimo 12 giugno Prato ospiterà un evento per discutere e promuovere l’impresa sociale, soggetto economico al centro del dibattito delle ultime settimane anche grazie al progetto di riforma rilanciato dall’agenda del Governo Renzi. Sul territorio pratese l’economia sociale ha rappresentato uno dei settori che ha fatto registrare il maggiore dinamismo negli ultimi anni. Il Censimento Istat del 2011 certifica la presenza di 1.345 istituzioni no profit, all’interno delle quali rientrano cooperative sociali, associazioni, fondazioni, enti ecclesiastici e società di mutuo soccorso. Dal punto di vista occupazionale, l’economia sociale pratese vede la presenza di circa 4 mila occupati, tra addetti e lavoratori esterni, ed oltre 22.500 volontari. Negli ultimi anni le imprese sociali hanno allargato il proprio orizzonte operativo in molti campi, tuttavia la presenza più marcata continua a registrarsi in quegli ambiti che da sempre rappresentano il nocciolo duro della cooperazione e dell’associazionismo: istruzione, sanità ed assistenza sociale, cultura e sport.

Per approfondire maggiormente le caratteristiche dell’imprenditoria sociale in provincia di Prato, la società di ricerca ReteSviluppo, in partenariato con Consorzio Pegaso, Baglioni & Poponcini, Confcooperative e Legacoop, ha condotto un’indagine rivolta ad un campione di circa 200 soggetti della Social Economy pratese, dalla quale sono emerse alcune interessanti informazioni rispetto alla congiuntura e allo stato di salute del comparto: l’effetto ‘nanismo’ della struttura imprenditoriale italiana è una questione ben nota e tale peculiarità non fa eccezione per il settore dell’impresa sociale, anche se per Prato si rileva una maggiore incidenza di realtà medio-grandi. Oltre la metà del campione d’indagine rientra nella classe di addetti 1-5, percentuale che sale fino al 70% se si considerano le realtà fino a 10 addetti. Buona però la presenza di realtà più grandi, con un numero di addetti superiore a 26: si tratta prevalentemente di cooperative sociali di tipo A, Fondazioni e imprese for profit impegnate nei settori del socio-sanitario, cultura e formazione, gestione di impianti sportivi. A fronte della difficile congiuntura in corso, questi soggetti si sono invece caratterizzati con numeri in crescita per ciò che riguarda l’occupazione, con addirittura un +26% nel confronto inter periodale 2010-2013. Tale dato conferma del resto la migliore tenuta dell’impresa sociale e il proprio ruolo anti ciclico: in Italia nel periodo 2008-2012 il numero di occupati in queste imprese è cresciuto al ritmo del 6% l’anno.

Tra i soggetti rispondenti all’indagine oltre 1/3 registra un giro d’affari inferiore ai 100 mila euro, mentre circa il 27% si pone in una classe di fatturato compresa tra i 100 mila ed i 500 mila euro. Parallelamente a quanto osservato per il numero di dipendenti, non mancano realtà importanti dal punto di vista del fatturato: quasi 1/4 del campione registra un giro d’affari annuale superiore al milione di euro. I dati fanno emergere quindi una forte dicotomia tra due modelli di impresa sociale, con – da un lato – soggetti poco strutturati dal punto di vista occupazionale e con un limitato volume d’affari e – dall’altro – imprese ‘forti’ dal punto di vista delle risorse umane impegnate, con un fatturato importante frutto di un impegno in più settori d’attività, in prevalenza legati verosimilmente all’attività di enti pubblici.

Altro aspetto approfondito dall’indagine ha riguardato l’accesso al credito, che rappresenta tradizionalmente una criticità per l’impresa sociale, maggiormente propensa a ricorrere all’autofinanziamento, strumento sano ma che di fatto limita le possibilità di sviluppo delle attività. Per l’impresa sociale pratese la situazione non sembra scostarsi molto dalla situazione nazionale, con un ricorso al credito – a tasso di mercato o agevolato – che riguarda soltanto il 22% del campione.

Dall’indagine condotta da ReteSviluppo emergono quindi più luci che ombre per l’impresa sociale pratese, grazie alla maggiore capacità di reazione alla difficile congiuntura e alle modifiche occorse sul lato della domanda di servizi. Le sfide che attendono il settore nei prossimi anni sono tuttavia numerose, come afferma Luca Caterino, il ricercatore che ha curato l’indagine: la contrazione della domanda – di famiglie e PA – potrebbe rappresentare un grosso vincolo allo sviluppo futuro, anche considerando il forte rallentamento che ha caratterizzato la domanda interna negli ultimi anni, problema tanto più evidente per imprese produttrici di servizi. Tra le sfide interne, invece, l’impresa sociale pratese dovrà affrontare, soprattutto, la difficoltà di rispondere ed adeguarsi ad una domanda di servizi in continua evoluzione, anche allargando lo spettro dei servizi offerti ed agendo sull’innovazione dei processi interni e su un allargamento dei confini del proprio mercato di riferimento.

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