16 Luglio 2014

“Il 74% delle pensioni pratesi è sotto i mille euro. Come facciamo ad andare avanti dignitosamente?”. I sindacati lanciano il grido d’allarme al Governo


“A Prato il 74% delle pensioni è sotto i mille euro, metà di queste addirittura sono o uguali o inferiori alla minima che è di 501 euro. Come si fa a pensare di poter andare avanti dignitosamente in questa situazione?”. A lanciare il grido d’allarme è Giovanni Chiesi, responsabile Spi – Cgil di Prato, la sigla dei pensionati iscritti al sindacato, insieme ai colleghi Nemensio Marchesini della Fnp – Cisl e Bruno Bettocchi della Uilp. Ieri sera alla Festa provinciale dell’Unità i rappresentanti dei tre sindacati hanno presentato la piattaforma unitaria su fisco e previdenza, sottoscritta in modo unitario a livello nazionale, che Cgil, Cisl e Uil intendono sottoporre all’attenzione del Governo.
L’intenzione è quella di condividere le proposte contenute nel documento con i propri iscritti e con i cittadini, attraverso assemblee e incontri pubblici, come quello che si è tenuto ieri a Narnali.
Ripristinare i meccanismi di flessibilità nell’accesso alla pensione a partire dall’età minima di 62 anni, restituire il diritto di decidere a quale età andare in pensione, sono alcune delle proposte emerse nel campo della previdenza, mentre sulla lotta all’evasione fiscale è stato proposto il potenziamento della tracciabilità di tutti i pagamenti. Argomenti che hanno coinvolto nella discussione anche i molti presenti all’incontro, moderato dal giornalista di Tv Prato Giacomo Cocchi.
Ma è stata la presentazione della realtà pratese a suscitare l’attenzione e a rappresentare bene la difficile situazione che sta vivendo la nostra città.
“Ci sono le file nei nostri patronati e nelle nostre strutture periferiche – afferma Chiesi della Cgil – la gente è disperata, non ce la fa più. La gran parte dei pensionati è in difficoltà, posso solo dire che il 30% degli anziani, sono dati nazionali confermati anche a Prato, ha rinunciato a curarsi perché non può permetterselo. Il Governo dovrà ascoltare le nostre proposte, altrimenti le trasformeremo in vertenze”.

 

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