29 Agosto 2014

“Ogni mio passo l’ho fatto anche per voi”: l’arrivo ad Assisi dopo otto giorni di cammino


Ottava e ultima tappa: La Barcaccia-Assisi (circa 17 chilometri)

L’aria oggi è frizzante, mi aspetta l’ultima tappa della mia grande avventura: mi sveglio di buon mattino e preparo tutto in vista della meta. Faccio colazione assieme a Marina: la sua crostata alla marmellata è proprio come quella che faceva mia nonna, semplice e genuina. Ancora tante chiacchiere e storie infinite, fino a che non la saluto con una bella stretta di mano; un altro personaggio che ho incontrato quasi per caso nella mia vita e di cui farà tesoro per sempre, con la sua positività e il suo sorriso.
Mi reimmetto nel percorso e punto dritto a ValFabbrica: non mi ferma niente e nessuno, nemmeno il buon Teo, che trovo a un bar di fronte a una pasta, un latte caldo e la prima pagina di Tutto Sport. In un batter d’occhio arrivo all’inizio del sentiero del Fosso delle lupe, una salita ripidissima e in mezzo al bosco, con un dislivello di circa trecento metri di altitudine in un paio di chilometri: praticamente un’arrampicata da denti in terra, almeno per il camminatore poco esperto come da sempre mi etichetto.
Insetti, umidità, pietraie scivolose: c’è di tutto al Fosso delle lupe, che per fortuna ha una fine. Penso che questa è stata l’ultima difficoltà del mio pellegrinaggio, e un po’ mi viene il magone, perché sento la fine sempre più vicina. Scollinando mi trovo davanti, in lontananza, la Basilica di San Francesco ad Assisi: cerco di toccarla con mano da quanto mi sembra vicina; e invece ci sono ancora poco meno di dieci chilometri, non troppo impegnativi, fino alla salita finale per l’abitato medievale di Assisi. Passo dopo passo, dopo circa un’ora sono arrivato: sto qualche minuto di fronte alla facciata della Basilica superiore del Santo Poverello, poi entro e mi lascio abbracciare, dolcemente, dagli affreschi di Giotto. I turisti si sprecano, ma – non so perché – mi sento solo, a tu per tu con la magnificenza e la bellezza di un luogo unico. Sono in pace, e per la prima volta riprendo fiato. Ma la tappa non è ancora finita: scendo le scale e mi avvicino alla tomba di San Francesco, nella basilica inferiore: una sensazione strana mi coglie, e lo zaino sembra farsi ad ogni gradino sempre più pesante. Voglio pensare che siano le intenzioni mie e di chi mi ha seguito con il cuore per tutti questi giorni, in un cammino che certo non è stato soltanto personale. Davanti a Francesco torno ad essere – sensazione unica – leggerissimo: è il Poverello di Assisi che si è fatto carico di tutte le mie croci, con quella dolcezza e quella umiltà che si respira in modo così evidente in questo paese.
Esco e trovo il buon don Alfredo: è sano e salvo, è stato accompagnato a Gubbio domenica e adesso si fa un paio di giorni ad Assisi. La gamba fa ancora male, ma lo vedo più rilassato. Come promesso, gli offro una birra e mi faccio raccontare questi suoi ultimi tre giorni. E partono le risate: “Sei un prete peggiore di don Camillo”, gli dico io, e lui si mette a riesumare gag del protagonista delle storie di Guareschi sentendolo molto suo. E’ un testimone della Chiesa pellegrina e viva nel mondo, e mi sento sollevato a sapere che per le strade ci sono sacerdoti così, coraggiosi e veri.
Insieme andiamo a vedere la Porziuncola, a Santa Maria degli Angeli, e di fronte alla porta della stazione ferroviaria ci abbracciamo. E questo è un vero addio, di quelli che bruciano forte.
Ed è così, in modo un po’ melodrammatico, che finisce questa mia avventura, in cui ho potuto capire, parlare, riflettere e provare.
Grazie a chi mi ha pensato, grazie a chi ha letto queste righe, grazie a tutti quelli che ho trovato per strada: ogni mio passo l’ho fatto anche per voi.
Tornando in treno a Prato mi sono accorto di non aver fatto timbrare ad Assisi la mia credenziale, che certifica l’arrivo alla meta: all’inizio mi sono un po’ dispiaciuto, ma poi ho provato una bella sensazione. Perché è un po’ come se questo viaggio non dovesse finire mai.

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amantedeimici
amantedeimici
9 anni fa

Grazie a te Elia.
Leggerti è stato un piacere immenso ed è stato come essere li con te.