Cuce false etichette “Made in Italy” su abiti cinesi: imprenditore pratese pizzicato da Striscia la Notizia – Foto e Video


Un imprenditore pratese che cuce false etichette “Made in Italy” su capi realizzati in Cina per conto dei clienti di pronto moda orientali. È quanto ha scoperto “Striscia la Notizia”, che nella puntata di ieri ha mandato in onda un servizio girato a Prato dagli inviati Fabio e Mingo.

Un “gancio” della trasmissione, armato di telecamera nascosta, si è finto cliente di due pronto moda cinesi, manifestando loro la necessità di avere capi etichettati made in Italy. Nel primo caso il commerciante è disposto a fare il “lavoro sporco” in proprio: “Si può cambiare etichetta. Basta un giorno e costa da 20 centesimi fino a 50 centesimi a capo” spiega il giovane cinese, che poi, raggiunto in un secondo momento da Fabio e Mingo, si dà alla fuga.

Ancora più particolare il secondo caso: questa volta il commerciante cinese dice al cliente che per la falsificazione delle etichette si può rivolgere ad un’altra persona: “Ti posso mandare da uno e viene lui, ti cambia le etichette…costa da 60 a 80 centesimi, ti do il numero e chiami”. Così fa il gancio di Strisci, che si trova davanti a un imprenditore, questa volta pratese doc (e questa volta il volto viene oscurato dalla trasmissione di Canale 5). “Te lo levo io il Made in China – dice l’imprenditore pratese -. Io non so niente però, eh. Sei tu che te la prendi la responsabilità. Te vieni qui, ti faccio il lavoro, mi paghi e siamo a  posto. Togli questa..togli l’etichettina qui e sei a 60 centesimi”.

Quando poi nella fabbrica gli si presentano di fronte Fabio e Mingo, l’imprenditore pratese resta senza parole. “E’ una cosa illegale in Italia e lei e italiano. Eppure lo fa” – incalza l’inviato di Striscia. L’imprenditore a quel punto allarga le braccia. Più esplicita l’ammissione del commerciante cinese, che aveva subappaltato la falsificazione delle etichette. Il giovane prima prova a negare l’evidenza, poi promette che non lo farà più.

Nel giorno in cui le telecamere del Tg 1 erano in città per documentare il fenomeno dei capannoni dormitorio partecipando a un blitz interforze, dunque, un’altra “vetrina” nazionale poco lusinghiera per la nostra città. Ed Ezio Greggio, al rientro in studio commenta ironico: “Glazie”.

Il servizio è visibile sul sito di Striscia la Notizia al seguente link (guarda il servizio).

Dario Zona

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Massimiliano
Massimiliano
9 anni fa

..complimenti !! E poi hanno pure il coraggio di lamentarsi che il lavoro non c’è più !!! Fortunatamente qualche imprenditore serio e’ rimasto …

Fabio
Fabio
9 anni fa

Purtroppo é così da almeno ventiquattro anni. Non solo a Prato ma anche a Carpi, Roma, Firenze, San Giuseppe Vesuviano, Milano, ecc.. Non dobbiamo però fare di tutta l’erba un fascio, fortunatamente ci sono ancora moltissimi imprenditori, stranieri e italiani, che rispettano le Leggi e le Regole. Dobbiamo combatte l’illegalità senza fare come le Tre Scimiette. Striscia ci ha dimostrato anche di come l’illegalità non abbia una sola Patria. Tutti sanno che l’illegalità si espande con facilità nel nostro tessuto sociale, in modo particolare nei periodi di crisi economica.

roberto
roberto
9 anni fa

Le forze dell’ordine dove sono…tra poco per scoprire l’illecito si dovrà fare uno spettacolo di cabaret…via che una trasmissione televisiva veda e scopre quando Pago qualcuno…no …povera italietta

incazzato
incazzato
9 anni fa

600 mila euro di multa e via. Vedrai se si azzardano un altra volta naturalmente messi a disposizione di chi ha perso il lavoro o per aiutare imprenditori onesti in difficoltà. E non per i soliti papponi.

bob
bob
9 anni fa

…multa RI.DI.CO.LA…..
e noi si va nei negozi, si chiede il made in Italy, lo paghiamo anche “salato” ed invece lo prendiamo in quel posto !!
Meglio andare a comprare direttamente dai cinesi allora così te le dicono se è falso !!

iena713
iena713
9 anni fa

se lo stato non e in grado di far rispettare le leggi italiane ai cinesi e cosi facendo
ha contribuito a fare chiudere il 70 per cento delle ditte italiane
e giusto che anche gli italiani non rispettano la legge perchè la legge attuale non tutela gli imprenditori onesti e gli operai anzi li massacra di tasse. Il numero di dissoccupati italiani aumenta di giorno in giorno mentre i cinesi fanno i comodi loro aprono e chiudono le ditte non pagando nulla di tasse La legge va fatta rispettare a tutti in un paese civile, e non solo ai soliti.

pisolino
pisolino
9 anni fa

Dal Tirreno del 21 Marzo 2013: “Sarebbero state apposte anche false etichette made in Italy su 570mila capi di abbigliamento prodotti in Cina dalla Sasch e poi rivenduti in Messico per 8,5 milioni di dollari.” Che analogia……

Christian
Christian
9 anni fa

queste aziende devono chiudere grazie ai nostri concittadini pratesi oggi ci siamo fatti prendere la città. Cominciamo a fare un marchio ologrammato per il made in italy che non si puó riprodurre in modo da darlo solo a chi rispetta i requisiti, non penso sia una cosa molto difficile da fare.

Lanciotto
Lanciotto
9 anni fa

Comunque trovo abbastanza ingiusto, anche se non sono pratese ma conosco abbastanza bene la vostra realtà, mettere in croce solo Prato riguardo al fenomeno dei cinesi. Al tempo della tragedia al Macrolotto di Iolo, l’allora aspirante segretario del PD Matteo Renzi riconobbe con molta onestà che le “chinatown” non erano solo un problema pratese ma di molti comuni della zona come Campi, Sesto e la stessa Firenze (la zona di Brozzi)