9 Gennaio 2015

La Fattoria medicea casca a pezzi, il Comitato scrive al Ministero. E i vandali portano via anche i cancelli


Là dove un tempo c’era il prestigioso complesso della Fattoria Medicea delle Cascine di Tavola, tra qualche mese potrebbe restare “un miserevole cumulo di macerie”. Parola del Comitato “Salviamo la Fattoria Medicea delle Cascine di Tavola”; così il suo presidente, Roberto Dei,  scrive al ministro dei Beni Culturali affinché abbia a cuore lui di salvare l’edificio e il suo “indubbio valore culturale”, storico e architettonico. Nella lettera, che porta la data del 1 dicembre 2014 e a cui ancora non è stata data risposta, il comitato ricorda che, dal 2009 (anno in cui il cantiere fu bloccato dalla Magistratura), “il 90% degli edifici è privo di copertura e in questi 5 anni gli agenti atmosferici hanno determinato il crollo di numerose strutture portanti e se non si interviene nei prossimi mesi almeno con una copertura provvisoria delle aree prive di tetto ci troveremo sicuramente davanti a un miserevole cumulo di macerie”. In pratica, sta andando completamente in rovina l’immobile che tanto scalpore aveva suscitato quando, nel 2005, “ben note vicende legate a una improvvida concessione edilizia rischiavano già 10 anni fa di trasformarla in un complesso di edilizia privata di 150 miniappartamenti di lusso”, per un cambio di destinazione d’uso da “turistico alberghiera” a “residenziale”. Dalla padella alla brace, sarebbe da dire; niente appartamenti ma al loro posto rischiano di rimanere solo rovine. Ora l’intervento è nelle mani del Ministero, che con un suo Decreto tutela il complesso, e da cui il Comitato attende ancora risposta. Il prossimo 21 gennaio è in programma l’udienza in Tribunale per l’ultimo dei capi di accusa (due dei quali caduti in prescrizione), nei confronti dell’ex amministratore delegato della fattoria Medicea srl, fallita nell’ottobre 2012, Gianni Fabbrani, accusato di non aver fatto ricoprire il tetto nonostante le ingiunzioni della sovrintendenza (il processo è ripreso il 12/11/2014).

Oltre al danno, la beffa –  Il cantiere, fermo ormai da 5 anni, è adesso anche diventato pericoloso. Il furto dei cancelli di accesso – ennesimo atto vandalico dei numerosi che negli anni hanno infierito dentro la Fattoria – e l’abbattimento della recinzione mette a repentaglio la sicurezza di grandi e bambini che si trovino da quelle parti. Il Comune di Prato il 3 ottobre scorso ha emanato una ordinanza che non ha ottenuto risposta positiva dal curatore del fallimento (in sostanza, non ci sono soldi per mettere in sicurezza il cantiere) e dunque provvederà d’ufficio al ripristino della recinzione del cantiere. “Anche il Ministero – scrive ancora dei per conto del Comitato nella lettera a Franceschini – dovrebbe attivarsi per provvedere a una copertura provvisoria degli edifici al fine di salvare un bene di indubbio valore culturale non solo per i cittadini di Prato”.

Cantiere in sicurezza, e poi? Salvare la struttura dalla rovina a questo punto è già un obiettivo, e per questo si batte il Comitato. Da parte dell’amministrazione comunale però il progetto è più complessivo: quale funzione dare a questo immobile affinché torni appetibile per un compratore? Considerato che tra acquisto della proprietà e il suo restauro non serviranno meno di 30 milioni di euro, l’ipotesi più probabile è trovare un accordo privato con la Regione o con lo stesso Ministero. E se la speranza è di intercettare fondi europei, occorre però capire che progetto costruire intorno alla Fattoria.

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Centro studi Prato 2.0

Concordiamo con il comitato visto che il problema dell’acquisto delle cascine da parte della regione Toscana e’ solo il primo dei problemi: infatti nell’incontro fatto a Firenze con lo staff di rossi abbiamo ribadito la necessita di lavorare affinché si possano trovare le risorse per la ristrutturazione del plesso della fattoria dove ci vogliono almeno 20 milioni. Se non vi fossero le risorse sarebbe un mero passaggio da privato a pubblico di un rudere come dice dei.
Ricordiamo altresì che parlare delle cascine significa parlare anche dei 5 immobili, dell’utilizzo delle stesse d dei raccordi tra pubblico e privato per forme di gestione coordinata sempre nell’ambito del piano regionale.
A giorni avremo un incontro in merito con l’assessore Alessi con il presidente del centro Roberto Pagliocca e l’arch. Liberato Agriesti
Gruppo ambiente e parchi del centro studi Prato 2.0