24 Aprile 2015

“Sosteniamo le produzioni italiane di qualità”: la vicepresidente del Senato Fedeli al convegno sul Made in Italy


Non è un caso che, per parlare di Made in Italy, sia stata scelta proprio Prato. La CNA federmoda ha voluto portare nella nostra città il dibattuto su un tema decisivo per il distretto  e non solo, partendo dal suo valore economico, sociale ed etico. Questa mattina tra i relatori, oltre a istituzioni locali e sindacati, anche l’assessore regionale Simoncini, che ha sottolineato l’impegno della Toscana per lo sviluppo di una impresa etica, e la vice presidente del Senato Valeria Fedeli, che ha rilanciato il disegno di legge per l’istituzione del marchio “‘Italian Quality” per il sostegno del commercio estero e la tutela dei prodotti italiani. “Per uscire dalla crisi – ha detto la Fedeli – dobbiamo sostenere tutte le produzioni italiane nelle modalità che ci consentono di farle vivere positivamente sui mercati internazionali. Serve una certificazione, una lotta a 360° contro la contraffazione e imitazioni, e credo che si debbano sostenere le filiere produttive che scelgono di mettersi in trasparenza”. Nel concreto, tre le misure ricordate dalla vicepresidente del Senato: “la prima è chiudere a Bruxelles il dossier sulla certificazione obbligatoria dei prodotti che entrano in Europa, così come avviene sull’origine per i prodotti che entrano negli altri paesi. La seconda: si è già fatta la scelta di sostenere, con 225 milioni di euro, per sostenere soprattutto le piccole e medie imprese nell’esportazione dei prodotti; la terza è quella di aver accentuato in modo molto forte la lotta alla contraffazione”. Ieri una prima mattinata di lavori in cui sono state elaborate proposte per rendere il Made in Italy un modello di produzione sostenibile riconosciuto nel mondo. Educazione e passaggio generazionale, certificazione di prodotto e di filiera, produzione sostenibile sono alcuni dei punti del documento consegnato alle autorità a tutti i livelli. Il Made in Italy, sottolinea il presidente nazionale di CNA Federmoda, deve trasformarsi da creazione e stile a produzione sempre più sostenibile, con nuovi rapporti da tenere tra le imprese della filiera. Ed è dall’etica che occorre ripartire.
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